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"La Bosa": centro agricolo-naturalistico
un'eccellenza
per la didattica e la conservazione
della biodiversità
di specie vegetali
spontanee e coltivate delle Alpi
Apuane
"Il
castello di Careggine ... l'abitano uomini robustissimi,
buoni agricoltori e pastori, che vivono del frutto di
castagne, del cacio delle pecore (...). Le granaglie sono
scarse, ma una delle risorse di questa Comunità la
somministra la vite, che produce il miglior vino della Garfagnana".
Emanuele Repetti, 1833-1846
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Attività del Centro
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il formenton otto file della
Garfagnana
Il fiore del pastinocello delle Apuane
La melanzana bianca a uovo
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Alla riscoperta delle piante
perdute:
la conservazione della biodiversità agronomica
a Bosa
Settembre, finisce l’estate ed è tempo di raccolte, le
ultime prima dell’avversa stagione. Anche alla
Bósa di Careggine si colgono i frutti di un anno
di coltivazione. Non sono le piante
per noi abituali dell’ortolano sotto casa e
della mensa quotidiana, ma alcune antiche e rare
varietà, spesso inconsuete nelle forme e nei
colori. Sono soprattutto le cultivar locali,
anche di specie annue, che il mercato globale ha
spinto sull’orlo dell’estinzione o, comunque, ha
posto ai margini.
Nel suo centro agricolo e naturalistico, il
Parco ha voluto accettare la sfida della
conservazione della biodiversità delle piante
d’uso alimentare, salvaguardando alcune
significative varietà colturali. La necessità di
preservare il patrimonio agronomico delle Alpi
Apuane (e non solo) risponde a motivazioni di
genetica agraria, ma si spinge anche oltre. C’è
soprattutto la necessità di mantenere in vita
varietà locali, ad elevato grado di rusticità e
adatte alle condizioni ambientali di questi
luoghi. C’è anche l’obiettivo di garantire la
protezione attiva dei quelle forme
caratteristiche ed esclusive di paesaggio
agrario, nate e sviluppate con le coltivazioni
delle spesse piante.
Non può sfuggire poi quanto sia importante la
ridiffusione delle piante alimentari “dimenticate”,
insieme ai prodotti tipici di una determinata
area geografica, per garantire anche il
mantenimento di una diversità e ricchezza
culturale locale, che proprio nei cibi
tradizionali ha una delle manifestazioni più
apprezzate.
L’attività del Parco nel campo della
biodiversità agronomica, ha potuto svolgersi
grazie al lavoro di ricerca e di conservazione
sulle piante di interesse alimentare, fino ad
oggi svolto dall’A.R.CO.P.A., associazione con
sede a Lucca e banca semi a Marina di
Pietrasanta. Questo ambizioso progetto ed immane
compito hanno avuto il loro inizio nel 2009,
alla Bósa di Careggine, partendo da alcune
significative varietà di coltivazione.
In primo piano si pone il pastinocello delle
Apuane [Daucus carota L. subsp. major
(Vis.) Arcangeli], una delle primitive
forme di addomesticamento della carota selvatica,
con una radice a fittone, di colore giallo-bruno,
dal sapore dolciastro ed un caratteristico
retrogusto di nocciola. Alla fine degli anni
’90, questo ortaggio è stata riscoperto a S.
Anna di Stazzema, dove la coltivazione continua
anche oggi su esigue superfici, con una
produzione limitatissima e destinata
all’autoconsumo.
Tra le altre cultivar locali prodotte alla Bósa
nella corrente stagione, è da segnalare pure il
fagiolo rosso di Lucca [Phaseolus vulgaris
L.], a cui si aggiungeranno nel 2010 altre
varietà della stessa leguminosa (giallorino
della Garfagnana, stiaccione di Pietrasanta,
fagiolo dell’aquila, mascherino, ecc.). La
conservazione della biodiversità agronomica ha
pure coinvolto piante annuali di antica e
vecchia selezione, quali la melanzana bianca a
uovo [Solanum melongena L.] e diverse
varietà di pomodoro [Solanum lycopersicum
L.], a cominciare dalla “gold pearl”, che
manifesta diversi caratteri di primitività (frutto
giallo, piccolo, ricco di semi).
In conclusione, è doveroso segnalare l’attività
di didattica ambientale che, ancora alla Bósa,
il Parco sta sviluppando con le scuole primarie,
attraverso l’esperienza consolidata
dell’agricoltore “custode”. Il valore della
conservazione dei semi di antiche varietà di
piante alimentari, è stato fatto percepire agli
alunni attraverso la semina e la successiva
raccolta di un granturco locale: il “formenton
otto file” della Garfagnana [Zea mays
L.]. Tutto questo è stato realizzato dal Parco
grazie agli investimenti continui sulla Bósa, in
risorse economiche ed umane, con lavori di
ristrutturazione e sistemazione agraria, che
proseguono costantemente anche in questi giorni.
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