Progetti ed interventi
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Interventi di conservazione
Gli
interventi di conservazione sulla popolazione relitta di
Abies alba Mill. delle Alpi Apuane hanno avuto un loro
formale inizio nel 1993, all’interno di un Programma di
interventi di tutela, conservazione e valorizzazione di
biocenosi di rilevante valore naturalistico (…), che
veniva prima elaborato e poi presentato all’Autorità di
Bacino del Fiume Serchio per il necessario finanziamento.
Una volta ottenuta la risorsa economica si dava corso alla
progettazione definitiva ed esecutiva, che giungevano alla
loro conclusione, rispettivamente, nel 1996 e nell’anno
successivo. L’intervento – estremamente articolato –
concentrava la maggior parte dei lavori previsti nella Valle
di Orto di Donna-Serenaia, per portare a termine il recupero
di aree particolarmente degradate (cave e ravaneti); il
ripristino di ambienti favorevoli alle comunità biotiche; il
miglioramento forestale; la regimazione delle acque
superficiali. Un’ulteriore e specifica categoria di lavori
da eseguire prevedeva la conservazione e la diffusione di
alcune specie animali e vegetali di pregio, con particolare
riferimento alla popolazione relitta di Abies alba
Mill. qui presente.
Gli interventi di tutela, conservazione e
valorizzazione di biocenosi di rilevante valore
naturalistico presenti nel versante apuano del fiume Serchio
iniziavano dunque a concretizzarsi nel triennio 1998-2000.
Verso la fine del medesimo periodo si operava la non facile
raccolta di semi (circa un migliaio) dalle piante fruttifere
di abete bianco del nucleo posto nel versante settentrionale
del Monte Contrario. La semina avveniva nel 2000, in campo
aperto, presso il Vivaio forestale di Camporgiano, gestito
dalla Comunità Montana della Garfagnana (fig. 5).
Durante questa fase, l’Ente Parco ha definito la
strategia generale della conservazione della popolazione
relitta apuana di Abies alba Mill., con interventi
sia ex situ, sia in situ, così facilmente
riassumibile in due punti principali (Amorfini et alii,
2006):
a)
la
costituzione di nuovi nuclei
attraverso la raccolta del seme e la produzione di
piantine in vivaio per ottenere materiale adatto alla
diffusione artificiale della popolazione autoctona,
prima in aree poco distanti dalla stazione relitta e,
poi, in altre zone del Parco dimostratesi favorevoli,
sia in termini ecologici, sia di corologia storica;
b)
la
conservazione degli habitat di vegetazione
attraverso il miglioramento delle condizioni stazionali
intorno al popolamento naturale, con diradamenti
selettivi e puntuali per limitare lo sviluppo delle
latifoglie competitrici dell’abete bianco, creando, allo
stesso tempo, le condizioni ecologiche più favorevoli
alla rinnovazione spontanea della conifera autoctona.
Il punto a) della strategia complessiva di conservazione
dell’abete bianco ha visto concretizzarsi il suo
principale intervento nel settembre del 2003, con la
messa a dimora, in una nuova area, di 340 piantine a
radice nuda (fig. 6), risultanti dalla semina in vivaio
e dopo tre anni di crescita in campo aperto. L’area
prescelta dista circa 530 m ad ovest del nucleo
spontaneo principale, a 1500 m di quota, nel versante
est del Monte Grondilice, in prossimità del nuovo
rifugio di Orto di Donna, costruito dall’Ente Parco e
dal Comune di Minucciano. Si tratta, in particolare, di
un sito estrattivo abbandonato (ex cava 27) e poi
sottoposto nel 1994 ad un intervento di recupero
ambientale e paesaggistico, sempre ad opera dell’Ente
Parco, attraverso il rimodellamento morfologico e la
ricostituzione di un suolo per lo sviluppo della
vegetazione spontanea del luogo, applicando tecniche
dell’ingegneria naturalistica.
L’area, della superficie di quasi 3.000 m2,
presenta una debole pendenza ed una situazione ecologica
generale non particolarmente favorevole alla specie,
soprattutto per la carenza idrica che si determina nei
mesi estivi negli strati superficiali del terreno, dove
la matrice ghiaiosa prevale ancora sulla componente
organica. Malgrado queste premesse non positive
l’intervento è stato lo stesso eseguito, vuoi per
sperimentare l’adattabilità dell’ecotipo apuano della
specie a queste condizioni limite e vuoi per cogliere
l’obiettivo della “redenzione qualitativa” di un’area un
tempo degradata e dunque da recuperare al massimo delle
potenzialità.
Il grafico di fig. 7 mostra il censimento annuale delle
piantine di Abies alba Mill. sopravvissute dopo
l’impianto nell’area dell’ex cava 27. La curva si
avvicina alla forma di un ramo di iperbole equilatera e
dunque rappresenta bene l’andamento atteso di una forte
selezione sul nuovo nucleo, con deperienze e fallanze
notevoli nel primo periodo ed una stabilizzazione
numerica degli individui superstiti durante i
rilevamenti più recenti. In effetti, il primo anno ha
fatto registrare un decremento massimo del - 72,4%, da
mettere anche in relazione alle alte temperature e ai
ridotti apporti meteorici della stagione estiva ed
autunnale del 2003. La flessione si è poi ridotta ad un
più fisiologico - 3,8% dal 2006 al 2007, senza
sostanziali modifiche al protocollo degli interventi
colturali in itinere, consistenti in occasionali
lavori di sarchiatura, concimazione ed annaffiatura.
Passando a dettagliare il punto b) della strategia della
conservazione di Abies alba Mill. di Orto di
Donna-Serenaia – relativo al mantenimento degli habitat
di vegetazione – l’attività sul campo si è svolta
principalmente nell’agosto del 2004, a favore del nucleo
più consistente, posto nel versante settentrionale del
Monte Contrario. L’intervento di diradamento delle
latifoglie concorrenti – in particolare di individui
soffocanti e rami invadenti di faggio (fig. 8) – si è
reso urgente per la recrudescenza delle condizioni
fitosanitarie di diversi individui di abete bianco, che
presentavano diffusi disseccamenti a carico dei palchi
principali. In quest’occasione è stato anche verificato
il depauperamento numerico di questo nucleo spontaneo,
passato dai 21 esemplari del 1986 ai 14 del 2004, con la
scomparsa/assenza di plantule ed individui giovani.
Questa difficoltà al rinnovamento naturale è confermata
dalla tendenza ultima alla riduzione della produzione di
coni nei pochi individui fertili.
Conclusioni
Gli interventi di conservazione in situ
sull’abete bianco delle Alpi Apuane hanno rincorso
l’obiettivo di salvaguardare un habitat relitto,
segnalato come prioritario dalla direttiva 92/43/CEE,
sotto la denominazione di “Faggeti degli Appennini di
Abies alba e faggeti di Abies nebrodensis”.
Nello stesso tempo, la costituzione di un nuovo nucleo,
in una zona non distante da quello spontaneo, sempre
nella stessa Valle di Orto di Donna-Serenaia,
rappresenta un intervento estremo di arginatura al
processo “storico” di estinzione di un ecotipo locale,
la cui popolazione è ormai ridotta ai minimi termini e
con difficoltà elevate a rinnovarsi naturalmente.
Di recente, Lumini (2004, pp. 31-34) ha indicato le
popolazioni di Abies alba Mill. delle Alpi Apuane
e della Verna (Arezzo) come le due uniche meritevoli di
essere incluse nel Repertorio regionale per la
conservazione del germoplasma delle specie d’interesse
forestale della Toscana. L’abete bianco di Orto di
Donna-Serenaia è proprio l’esempio tipico di una
popolazione divenuta rara e costituita da pochi
individui, per i quali è importante una conservazione
in situ, ma anche un recupero della loro consistenza
numerica al fine di ridurre i pericoli di estinzione
locale.
Lo studio di Piotti et alii (2007, infra)
ha messo in luce l’elevata variabilità genetica del
nucleo residuo del Monte Contrario e un elevatissimo
flusso genico via polline dall’esterno, ben leggibile
nel genoma del nucleo reintrodotto presso l’ex cava 27.
L’analisi ha pure coinvolto 19 esemplari adulti di abete
bianco – di provenienza sconosciuta – che si trovano, a
scopo ornamentale, intorno al Rifugio Donegani, in
località Serenaia, a 1120 m di altitudine. Di questi
ultimi non è stata chiarita la loro origine, se locale o
meno, nonostante la notevole somiglianza palesata da
alcuni individui rispetto ad altri del nucleo autoctono
del Monte Contrario.
I risultati delle analisi genetiche impongono,
nell’immediato futuro, integrazioni e modifiche al
programma di conservazione dell’abete bianco nelle Alpi
Apuane, pur mantenendo inalterata la strategia di fondo.
In sintesi, gli interventi da porre in essere sono
riassunti nei seguenti punti:
a)
conferma
e sviluppo delle azioni di miglioramento delle
condizioni stazionali intorno al nucleo principale
residuo, sia con la riproposizione dei tagli e
diradamenti selettivi delle latifoglie invadenti, sia
con interventi fitosanitari sugli individui deperienti;
b)
maggiori
e periodiche cure colturali con parziale rimpiazzo delle
fallanze nel nucleo reintrodotto presso l’ex cava 27,
evitando ulteriori deperienti per crisi idriche durante
il periodo estivo;
c)
produzione di nuove piantine non soltanto da seme
raccolto dal nucleo spontaneo del Monte Contrario, ma
pure attraverso nuove tecniche di propagazione
vegetativa da foglie di individui arborei la cui
identità genetica è riferibile al popolamento autoctono
(tenuto conto delle difficoltà dette alla maturazione
dei coni e alla loro raccolta su alti alberi posti in
luoghi scoscesi);
d)
costituzione di altri nuclei di reintroduzione, non solo
nella Valle di Orto di Donna-Serenaia, ma pure in aree
idonee delle Alpi Apuane in cui è stata documenta la
presenza storica della specie (a partire dal
Retrocorchia);
e)
formazione di un nucleo di conservazione ex situ
presso l’azienda agricolo-naturalistica di Bosa di
Careggine;
f)
ulteriore analisi genetiche sugli abeti di Orto di
Donna-Serenaia, con particolare attenzione a quelli del
nucleo Donegani, per chiarire prima la provenienza di
tale raggruppamento e per agire poi di conseguenza.
Nel frattempo, è opportuno compiere ulteriori
sopralluoghi nella stessa Valle per rinvenire esemplari
isolati o piccoli gruppi di abeti fino ad oggi sfuggiti
all’osservazione e alla ricerca. L’attività ha già dato
i suoi frutti poiché, negli ultimi anni, alcuni nuovi
individui sono stati accertati, sia sul bordo delle cava
di marmo n. 4, sia in località Tecchiarella, all’imbocco
di Orto di Donna-Serenaia, nel numero interessante di 7
nuovi piccoli alberi. Specifiche analisi genetiche
dovranno accertare, anche per questi, la natura
autoctona o meno.
Nonostante questi incoraggianti risultati, la situazione
dell’abete bianco nella Valle di Orto di Donna-Serenaia
rimane su livelli di elevata criticità, poiché la
sopravvivenza è minacciata dal numero ridottissimo di
individui e dalle loro precarie condizioni fitosanitarie.
La salvaguardia della popolazione relitta apuana
rappresenta una missione prioritaria per l’area protetta,
a cui va fatto fronte senza esitazione come nel recente
passato.
L’Ente Parco non vuole scrivere oggi l’ultima pagina
della storia dell’abete bianco nelle Alpi Apuane
Il progetto di salvaguardia di
Abies alba Mill. è pubblicato in due articoli della rivista del Parco,
Acta Apuana, VI (2007).
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