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“Autunno Apuano” a Bosa di Careggine, con Andy Luotto alla
“prima” dell’Agristorante nella (Geo)Park Farm…
“Apuan Autumn” at Bosa di Careggine with Andy Luotto, famous cook and
testimonial of the “farm restaurant” opening in the (Geo)Park Farm…
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Sesta edizione di Autunno Apuano archiviata con
soddisfazione per l’ottima riuscita dell’iniziativa. Tra sabato 14 e
domenica 15 è stata una “due giorni” all’insegna del prodotto tipico
biologico e della cucina di qualità, in coincidenza con la Festa
della Castagna a Careggine e come primo evento dell'edizione 2017 di
"Cibiamoci di Parco". La (Geo)Park Farm di Bosa si riscopre dunque
luogo ideale per proporre, tra tradizione ed innovazione, una
rilettura dei notevoli tesori della produzione agro-alimentare delle
Alpi Apuane e della Garfagnana in particolare.
La prima giornata di sabato ha vissuto il vernissage
dell’Agristorante di Bosa, che si è finalmente aggiunto alle diverse
attività e servizi di questo centro di eccellenza dell'area
protetta. |
Fino ad oggi mancava un giusto terminale per le filiere
locali, dove assaporare a pieno quanto l’azienda agricola del Parco e quanto
il territorio riescono a regalarci, alla fine di stagioni incredibilmente
miti e così diverse dal passato.
Nell’occasione è stata proposta una formula innovativa per la
degustazione di alcune eccellenze della tradizione dell’Alta Val di Serchio:
farro e pecorino della Garfagnana, formenton ottofile, patata rossa di
Sulcina, ecc.
Non più le ricette praticate da sempre, ma piatti
d’innovazione con gli ingredienti della tradizione.
A sperimentare ed offrire la sorpresa di altri modi di
preparare e di abbinare i cibi è stato invitato Andy Luotto, uomo di
spettacolo e soprattutto cuoco di gran livello (per favore non chiamatelo
“chef” perché – a ragione – non gradisce). Per la prima volta nelle Alpi
Apuane, il “nostro” si è subito dimostrato conoscitore ed estimatore dei
giacimenti eno-gastronomici della Garfagnana. Il menu da lui stilato
s’ispira comunque alla cucina povera del centro e sud Italia, bene attenta
al riutilizzo degli avanzi, con qualche colta licenza e alcune piccole e
doverose contaminazioni, che si leggono soprattutto negli ingredienti minori
e nelle tecniche di preparazione.
Dall’antipasto al dolce, Andy Luotto ha preparato una
delicata crema di patate con porcini e uovo morbido; una zuppa sapida di
farro della Garfagnana, con verdure e legumi, accompagnata da polpette di
suino e pecorino; il nobile arrosto di capocollo di maiale marinato in birra
ambrata al farro e cotto con frutta e verdura e castagne, insieme ad un
contorno di polenta di formenton ottofile; “dulcis in fundo”, un eccezionale
budino di pane con frutta secca, castagne con salsa di caramello al mosto
cotto.
Andy Luotto non ha eseguito tutto da solo. Da buon direttore
d’orchestra si è servito di alcuni allievi del corso di cucina
dell’Alberghiero “Guglielmo Marconi” di Seravezza, assistiti dal loro
insegnante Fausto Covelluzzi. Nello stesso tempo, il servizio ai tavoli
dell’Agristorante è stato curato da quattro pronte e graziose studentesse
dello stesso Istituto.
Tra una portata e l’altra, Andy Luotto è salito in sala da
pranzo e ha spiegato i suoi piatti, rispondendo con battute ed aneddoti alle
domande di Francesco Speroni, presentatore dell’evento. Davanti ad un
pubblico selezionato di produttori ed operatori del settore agro-alimentare,
di rappresentanti delle istituzioni e del mondo della scuola, il
conduttore-sommelier ha coinvolto diversi commensali sollecitandoli a
commenti sul tema del giorno. In primo piano l’intervento di Stefano Bravi
dell’omonima Cantina di Camporgiano, i cui vini bianco e rosso e lo spumante
(contrassegnati tutti dal nome “Garfagnino”) hanno accompagnato più che
degnamente i piatti di Andy Luotto. Si segnala pure il contributo
dell’enologo Pierpaolo Lorieri, incaricato dal Parco a seguire le produzioni
vitivinicole sperimentali dell’azienda di Bosa, che ha voluto proporre
l’assaggio del novello 2017 di Pinot nero – etichettato “Enjology” – dopo
appena due anni dall’impianto della vigna. A seguire gli interventi del
commissario del Parco, Alberto Putamorsi, del sindaco di Careggine, Mario
Puppa, nonché del preside dell’Istituto Alberghiero, Lorenzo Isoppo, senza
dimenticare la soddisfatta e paciosa allocuzione finale di Andrea Bertucci
dell’enoteca “Il vecchio mulino” di Castelnuovo Garfagnana.
Tralascio gli intermezzi del sottoscritto per spiegare il
significato della giornata e gli obiettivi di Bosa e dell’Agristorante
all’interno delle strategie di promozione del Parco. Concludo invece
ricordando gli interventi dei due giovani consiglieri regionali presenti
all’evento: Ilaria Giovannetti e Giacomo Bugliani. Parole le loro di sincera
meraviglia e di aperto apprezzamento nei confronti dell’iniziativa e verso
il Parco che l’ha organizzata, in un luogo di vera suggestione, ben
recuperato ed allestito con un occhio alla tradizione e l’altro
all’innovazione.
Antonio Bartelletti
(18 ottobre 2017)
Il contributo del Geoparco delle Alpi Apuane alla Giornata
internazionale per la riduzione dei disastri 2017
Celebration of International Day for Disaster Reduction 2017 by Apuan Alps
UGG
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In occasione del 13 ottobre, giornata internazionale
per la riduzione dei disastri, il working group della rete mondiale
dei Geoparchi UNESCO ha invitato tutti gli aderenti alla Rete ad
organizzare eventi pubblici volti alla sensibilizzazione delle
comunità sui temi legati ai rischi naturali.
Il Geoparco delle Alpi Apuane ha promosso un evento
didattico-educativo presso l’Istituto comprensivo “Martiri di
Sant’Anna” di Pontestazzemese dal titolo "Parole scritte dalla
pioggia" per ricordare la terribile inondazione che ha colpito le
aree della Versilia e della Garfagnana il 19 giugno 1996.L'evento ha
riguardato la presentazione del progetto "Rains & Ruins" ad oltre 40
allievi che frequentano la scuola secondaria con lo scopo di
sensibilizzare le giovani generazioni nella comprensione dei
processi naturali e dei pericoli attraverso una lezione sul rischio
idrogeologico, con l'ausilio di video, immagini e con un'esperienza
di apprendimento pratico. |
Alla fine della lezione, un video ha illustrato le immagini
originali e le testimonianze dei locali che hanno vissuto la drammatica
alluvione del 1996.
Gli studenti hanno partecipato interagendo attivamente
durante tutte le varie fasi dell’evento, mostrando particolare interesse
verso l’esperienza pratica realizzata in aula con l’ausilio di un “modello
analogico” che ha simulato un debris flow (colata di detrito), fenomeno che
ha caratterizzato i tragici eventi alluvionali.
Lo staff del Parco era composto da Alessia Amorfini ed
Emanuele Guazzi della U.O. “Ricerca e conservazione”, coadiuvati dal
Coordinatore del Comitato scientifico del Geoparco Giuseppe Ottria (IGG-CNR,
Pisa).
On the occasion of the International Day for Disaster
Reduction, on 13th October 2017, Apuan Alps UNESCO Global Geopark promoted
with local schools an event under the title "Words written by the rain" to
remember the awful flood which affected the Versilia and Garfagnana areas of
the Geopark on 19th June 1996.
The activity concerned the presentation of the project “Rains
& Ruins" to about 40 pupils attending the secondary school in Ponte
Stazzemese (Lucca), in the core area of the 1996 flood.
The event was aimed at raising the awareness of young
generations in understanding of natural processes and hazards by a short
lesson about the hydrogeological risk including videos, images and practical
learning experience.
The pupils participated very actively showing great attention
above all during the practical experience simulating a debris flow, the
typical feature during the awful flood.
(13 ottobre 2017)
Dalle Azzorre nuovi stimoli e sfide per i Geoparchi…
New incitements and challenges for the Geoparks after the EGN Conference and
Meeting at Ponta Delgada (Azores)…
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Alla distanza di un mese dal Meeting e dalla
Conference dei Geoparchi europei è giunto il momento di esprimere
alcune considerazioni sul merito dell’evento e di quanto vi è
ruotato attorno. L’appuntamento di Ponta Delgada nelle Azzorre
potrebbe risultare davvero un punto di svolta per l’attività della
Rete europea e mondiale, così come della Commissione nazionale
italiana, Parco/Geoparco delle Apuane compreso.
C’è la netta sensazione che l’Unesco voglia
migliorare la performance complessiva di tutto l’International
Geoscience and Geoparks Programme, “alzando l’asticella”, per rubare
un’espressione ad Alessia Amorfini, da lei efficacemente usata nel
dibattito post-Conference. Dopo aver trovato un assetto
all’organizzazione appare evidente che, per il Bureau di Parigi, il
prossimo passo sarà stabilire e poi raggiungere obiettivi più
sfidanti e soprattutto più ambiziosi. |
È pur vero che rispetto agli altri due programmi Unesco –
Patrimonio mondiale dell’Umanità (WHL) e Riserve della Biosfera (MAB) –
quello dei Geoparchi (IGGP) ha ben altri criteri e ben altro rigore
nell’assegnare e confermare il titolo ogni quattro anni. Non è sufficiente
possedere elementi di cultura, paesaggio e/o ambiente di rilevante valore.
Per i Geoparchi conta soprattutto l’attività di promozione e conservazione
che si costruisce intorno alle proprie eccellenze, insieme alle relazioni
che si stabiliscono con gli altri soggetti presenti nelle Reti nazionale,
continentale e globale. Così si spiega, ad esempio, perché l’Etna – il
vulcano più alto d’Europa come direbbe Dellarole – fa parte della lista WHL
e non dell’IGGP.
Nonostante un lavoro assai più impegnativo rispetto alle
altre label Unesco, ai Geoparchi verrà sicuramente richiesto uno sforzo
ulteriore per continuare a far parte del programma a loro dedicato. Lo si è
capito dal maggiore spazio che – all’interno del Meeting e della Conference
delle Azzorre – hanno avuto i working group e i workshop. Lo si capirà
meglio in futuro quando ancora più complesse e selettive risulteranno le
ammissioni e le rivalidazioni.
Essere Geoparchi significa già oggi proporre, fare insieme e
non fregiarsi passivamente di un titolo prestigioso. Significherà domani
meritarselo ogni giorno di più.
Nelle Azzorre, il nostro Geoparco e il gruppo dei colleghi
italiani hanno dimostrato che è possibile accettare la sfida a livelli
ancora più competitivi. Sarebbe sufficiente ponderare il numero dei
contributi presentati e la qualità dei loro contenuti. Da parte nostra è
impossibile non rimarcare i positivi riscontri ottenuti dopo la
presentazione dei risultati del progetto “Rains & Ruins” sulla riduzione dei
rischi da disastri naturali, intravedendo pure quali sviluppi futuri si
possono aprire dietro l’iniziativa. Questa esperienza locale – partita
dall’alluvione del 19 giugno 1996 – può veramente rappresentare la base
utile per costruire strumenti di educazione e di comunicazione validi quanto
meno per il territorio nazionale, se non per aree geografiche più estese.
Non va poi sottaciuto il ruolo di primo piano che ha recitato
la nostra Alessia Amorfini, alla sua prima esperienza nell’Advisory
Committee e, soprattutto, durante la non semplice presentazione dei
contributi fattivi del Parco/Geoparco delle Alpi Apuane. Analoga cosa
possiamo dire di Aniello Aloia, Maurizio Burlando, Edoardo Dellarole, Marco
Firpo, Joseph MasèViolet Masè e Giuseppe Ottria, che hanno illustrato i
propri lavori, anche a nome di altri loro colleghi, durante l’ultimo evento
di Ponta Delgada.
Nei giorni del Meeting e della Conference qualcuno ha
ironizzato sul valore della partecipazione dei Geoparchi italiani a questo
appuntamento, lodando invece quanto fatto dalla delegazione spagnola.
Prendendo in prestito un esempio dalla cronaca calcistica il solito
commentatore ha scritto di un umiliante 3-0 beccato dagli iberici, al
termine di una partita dove gli italiani non avrebbero mai tirato in porta.
Non sappiamo quale partita abbia mai visto il nostro caro
estimatore, perché non era sugli spalti e neppure segnalato in tributa
stampa dello stadio di Ponta Delgada. D’altra parte, per capire e commentare
questo match bisognerebbe averlo seguito almeno in televisione. Purtroppo
nessuna emittente lo ha trasmesso e le foto strappate ai social network
offrono solo una visione molto parziale dell’evento.
Possiamo comunque ovviare a questo deficit di conoscenza e
comunicazione, invitando tutti a dare un’occhiata alla fotocronaca
(attraverso il link sotto indicato), che le nostre pagine web pubblicano
sempre dopo ogni Meeting e/o Conference.
Antonio Bartelletti
(08 ottobre 2017)
"A lezione di Geoparco":
dalla Tunisia una delegazione in visita alle Alpi Apuane
"Geopark lesson": a Tunisian delegation visited the Apuan Alps. The Medenine
governor and the Director of the National Geological Service want to
replicate the experience of our park
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Dal 19 al 22 settembre sono venuti in visita al Parco
Regionale delle Alpi Apuane per saperne di più e capire come si
diventa un Geoparco. Giovedi mattina, presso il Centro visite di
Seravezza, si è svolto l'incontro tra il Governatore di Medenine
(Tunisia) Matmati Tahar, il Direttore dell’Office National des Mines
(servizio geologico tunisino), Nouri Hatira e il Commissario del
Parco Alberto Putamorsi, il Presidente della Comunità di Parco
Riccardo Tarabella e il direttore del Parco Antonio Bartelletti.
La delegazione tunisina ha deciso di intraprendere
l'iter affinché un proprio territorio a cavallo del Governatorato di
Medenine e Tataouine, nella parte meridionale del paese, in una zona
di grande interesse geologico, possa finalmente diventare
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Geoparco dell'Unesco. L’obiettivo è dunque poter entrare nel
programma istituito dalla Conferenza Generale dell'Unesco– a cui partecipa
anche il Parco delle Alpi Apuane con altri 126 Geoparchi sparsi nel mondo –
per conservare e promuovere il patrimonio geologico-ambientale e
storico-culturale di aree di rilevante valore del pianeta. Il 17 settembre
2011, a Langesund (Norvegia), il Parco delle Apuane è stato ammesso alla
Rete europea e globale dei Geoparchi (EGN-GGN). Nel 2015, ha ottenuto
l'acquisizione dello status di “Unesco Global Geopark”.
Un riconoscimento importante che ha anche accresciuto le
esperienze e le professionalità del personale del Parco delle Alpi Apuane, a
cui le autorità e la società civile della Tunisia hanno fatto immediato
riferimento. Grazie poi ad un progetto di formazione e di primo sostegno
all’iniziativa, finanziato dalla Regione Toscana, l’Ente Parco sta
collaborando alle fasi organizzative del futuro Geoparco di
Medenine-Tataouine, mettendo a disposizione tutta la propria esperienza.
Giovedì l'incontro ufficiale tra istituzioni che, nel pomeriggio, sono state
ricevute dalla vicepresidente della Regione Toscana con delega ai rapporti
internazionali Monica Barni.
“Saluto con piacere i nostri amici dell'altra parte del
Mediterraneo – ha detto nel suo indirizzo di benvenuto il Commissario del
Parco delle Alpi Apuane Putamorsi – E sono molto soddisfatto di questa
collaborazione istituzionale che è nata e che, ne sono sicuro, porterà dare
luogo a sviluppi interessanti sia per voi, sia per noi”.
Lara Venè
(27 settembre 2017)
La mostra “Rains & Ruins” raddoppia con “Acquaviva” e apre la notte…
"Rains & Ruins" exhibition doubles with “Acquaviva” exhibition and it is
open during the night…
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L’occasione dei numerosi eventi notturni offerti dal
programma “Estate Seravezza 2017”, ha suggerito di proporre aperture
notturne della mostra “Rains & Ruins: l’alluvione del ’96 tra
Versilia e Garfagnana”, in coincidenza con gli appuntamenti più
partecipati dal pubblico. A partire da oggi, con la prima serata di
“Cibart”, i locali di Palazzo Rossetti rimarranno aperti dopo le 18
fino alle 23,30 per consentire la visita nei nuovi spazi espositivi
del Centro visite del Parco. |
Gli altri giorni di apertura prolungata della mostra sono
sabato 29 e domenica 30 luglio, nonché mercoledì 2, giovedì 3, venerdì 4,
sabato 5, mercoledì 9, giovedì 10, venerdì 18, sabato 19 e domenica 20
agosto.
La mostra non soltanto estende il proprio orario di apertura,
ma amplia anche gli spazi espositivi, ospitando – nella sala conferenze – un
percorso parallelo di immagini suggestive, ancora sul tema dell’alluvione
del 1996. Si tratta di “Acquaviva”, realizzata dai fotoamatori Luca Romano e
Monica Del Carlo di Massa, che operano con il circolo “Iperfocale” di
Pietrasanta. L’organizzazione dell’evento si deve al Comitato di “Riomagno
Fotoincontri”, che ha proposto così di integrare l’itinerario didattico di
“Rains & Ruins” con foto artistiche capaci di raccontare la catastrofe
attraverso episodi simbolici tratti dalla vita quotidiana. Non poteva certo
mancare l’immagine della statua dell’angelo di Cardoso, sopravvissuto alla
distruzione dell’alluvione, che è stato spesso assunto a simbolo di
protezione e speranza.
Antonio Bartelletti
(28 luglio 2017)
Un giorno storico: il Piano per il Parco è finalmente realtà. Cambiano
confini e regole...
A historic day: Park Master Plan is finally real. Boundaries and rules
change...
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Si concludono i trenta giorni dalla pubblicazione
dell'avviso sul B.U.R.T. e così oggi il Piano per il Parco può
dispiegare le sue ali...
Al di là dell'usata metafora, molto più semplicemente
il Piano è cosa reale e soprattutto efficace.
Da oggi cambiano dunque diverse situazioni rimaste
pressoché immutate dal 1997, cioè dall'anno di istituzione dell'Ente
Parco Regionale delle Alpi Apuane.Si modificano immediatamente i
confini dell'area protetta, che disegnano un territorio differente
rispetto al passato e ristabiliscono un valore complessivo di
superficie di 206 kmq. |
La stessa cosa avviene per l'area contigua che aumenta
leggermente fino a 297 kmq, mentre rimangono inalterate le aree estrattive,
cristallizzate sul valore di 16 kmq.
Ma pure all'interno dell'area parco non c'è più un'indistinta
superficie a cui si applicano generiche misure di tutela e conservazione. Da
oggi il territorio protetto è zonizzato, cioè sottoposto a diverso grado di
salvaguardia, con regole differenziate a seconda della "zona" di sua
classificazione. Ci sono anche sulle Alpi Apuane le "riserve integrali"
(zone A) che rappresentano complessivamente 10 kmq di superficie sottoposta
a stretta protezione, quasi come fossero aree wilderness. Ne fanno parte
settori ed angoli di grande valore naturalistico, quali il monte Borla, la
valle di Fagli, i versanti settentrionali del Pizzo d'Uccello, Pisanino,
Cavallo, Contrario e Corchia, quelli meridionali del Sumbra-Fiocca, le balze
del monte Rovaio, le aree umide del Tontorone e di Fociomboli. Si tratta in
tutti i casi di biotopi e habitat da preservare in modo specifico per
criticità endemiche o perché sottoposte a minacce non solo portate dalla
presenza umana.
Un'altra buona fetta di Parco è stata inserita tra le
"riserve orientate" (zone B), di cui 121 kmq di "tipo naturalistico" (gran
parte delle aree elevate della catena insieme alla fascia medio-alta
montana) e 9 kmq di tipo "paesistico-culturale" (le superfici degli alpeggi
storici). Nelle "riserve orientate" il divieto di edificazione acquisisce un
valore elevato perché gli unici interventi ammissibili sono quelli di tipo
manutentivo ordinario e straordinario. Si aggiungono poi i divieti di
modifica del regime delle acque, di movimento rilevante di terreno, di
trasformazione di incolti in aree coltivate e di apertura o il completamento
di strade extraurbane di qualsiasi tipologia, d’uso pubblico e privato,
fatte salve le piste forestali e di esbosco.
Mancano all'appello le zone di protezione (zone C) per un
totale di 66 kmq, che sono destinate alla continuazione delle attività
agro-silvo-pastorali, secondo gli usi tradizionali e/o i metodi di
agricoltura biologica. Il divieto di nuova edificazione eccepisce qui per i
manufatti aziendali necessari allo svolgimento delle attività agricole,
mentre sul restante patrimonio edilizio sono sempre possibili gli interventi
manutentivi e quelli di restauro e di risanamento conservativo.
Per saperne di più è opportuno consultare la pagine web del
Piano per il Parco, sulle pagine dell'amministrazione trasparente dedicate
alla pianificazione, in cui sono consultabili e scaricabili tutti gli
elaborati testuali e cartografici di questo strumento di attuazione
dell'area protetta.
Antonio Bartelletti
(30 giugno 2017)
Da Cardoso a Seravezza per educare ai disastri naturali:
primo commento ad una giornata particolare
From Cardoso to Seravezza through an educational tour on disasters. Federica
Fratoni (Regional Councilor) and Irina Pavlova (IGGP-Unesco) have launched
the project on the memory of the past disasters in the Mt. Forato valley,
expecially of the 1996 flood. After the "Rains and Ruins" exhibition and
book, the next step will be the production of a documentary with testimonies
and images of twenty-one years ago...
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Il Parco/Geoparco ha oggi proposto una giornata
intensa e perfino toccante sulla memoria dei disastri del passato.
Ha scelto Cardoso per iniziare questo suo tour educativo e ha
concluso a Seravezza, nel nuovo Centro visite, dov’è allestita la
mostra "Rains and Ruins" e dove ha distribuito il nuovo volume
estratto dallo stesso allestimento espositivo.
I principali interventi di questo 17 giugno –
antivigilia della ricorrenza dell’alluvione del 1996 – si sono
tenuti nel Palazzo della Cultura, sotto le pendici del Monte Forato.
Per prima ha portato il proprio contributo l’Assessore regionale
all’ambiente e alla difesa del suolo, Federica Fratoni. Nel suo
intervento ha ricordato il ruolo della Regione Toscana fin da giorni
appena successivi all’immane disastro che aveva disseminato
distruzione e morte lungo la valle del Cardoso. Ha infine
rassicurato i presenti sull’attenzione che ancora desta questo
territorio per la sua fragilità e vulnerabilità. |
In effetti, le Alpi Apuane insieme a diverse altre aree
toscane stanno per essere sottoposte ad un monitoraggio satellitare riguardo
alla stabilità dei versanti, secondo un progetto elaborato dall’Università
di Firenze.
Gran parte della conferenza mattutina è stata poi
caratterizzata dall’intervento di Irina Pavlova della sede centrale
dell’Unesco di Parigi, che ha illustrato le finalità, le strategie e le
iniziative messe in campo in più parti del pianeta per la riduzione del
rischio da catastrofi naturali, soprattutto nei luoghi riconosciuti dai vari
programmi Unesco.
Particolarmente coinvolgente è stata infine la proiezione del
trailer "Visto dalla parte dell’acqua" di Giovanni Romboni, con la
collaborazione di Francesco Felici. Per la prima volta, la voce dei
sopravvissuti all’alluvione del 1996 è stata raccolta e riproposta nella sua
originale ed intensa essenzialità...
Verso mezzogiorno, gran parte di presenti all’incontro di
Cardoso si è spostata a Seravezza, in Palazzo Rossetti, per partecipare
all’inaugurazione del nuovo Centro visite del Parco, che va a sostituire il
primo punto di accoglienza in Alta Versilia, ubicato fino a poco tempo fa
nei locali dell’ex Gambrinus, in via Corrado del Greco. Dopo venticinque
anni di attività nella vecchia sede, il Centro visite ha riaperto i battenti
in locali più ampi, funzionali, accoglienti e soprattutto capaci di erogare
un maggior numero di servizi, in stretto contatto con gli Uffici del Parco
presenti nel medesimo Palazzo.
La cerimonia di inaugurazione è stata quanto mai semplice e
familiare, con il taglio del nastro affidato all’ospite dell’Unesco, Irina
Pavlova, insieme a Riccardo Tarabella, sindaco di Seravezza e presidente
della Comunità del Parco. Nel suo breve discorso, il rappresentante della
Comunità locale, ha voluto informare i presenti sulla prossima realizzazione
di un polo espositivo nella restante parte di Palazzo Rossetti di proprietà
comunale, in modo da creare un’integrazione sinergica con le sale del Centro
visite del Parco già destinate a mostre e conferenze.
Durante la visita ai nuovi locali e nel corso del tour
guidato alla mostra “Rains and Ruins” – aperta al pubblico dallo scorso
Natale – Alberto Putamorsi, presidente del Parco, si è detto soddisfatto ed
orgoglioso di come l’Ente sia riuscito a recuperare e rendere funzionali i
locali acquistati appena cinque anni fa, con un investimento economico di
tutto rilievo.
Antonio Bartelletti
(17 giugno 2017)
Dall’UNESCO a Cardoso per farne un esempio internazionale…
Cardoso, in the Mt. Forato Valley, will be a global example for UNESCO. A
new book and movie to remember the dramatic 1996 flood and start an
educational way for the local communities to reduce the impacts of the
geological hazards…
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Sabato 17 giugno, a due giorni dall’anniversario
dell’alluvione del ’96, il Parco organizza a Cardoso, presso il
Palazzo della Cultura, un evento del tutto particolare per lanciare
la candidatura della “Valle della Pania forata” a luogo simbolo per
l’educazione alle catastrofi naturali e la conservazione della
memoria dei disastri geologici del passato. L’ambizione è fare di
questa conca montana – ancora ferita dai dissesti di vent’anni fa –
un esempio, quanto meno europeo, di come la scienza e la cultura
possano preparare le popolazioni locali ad affrontare le possibili
alluvioni del futuro con efficacia e consapevolezza per mitigarne
gli effetti distruttivi.
L’iniziativa di sabato attende l’intervento della
dott.ssa Irina Pavlova dell’Unesco (settore “Scienze della Terra e
riduzione del rischio geologico” di Parigi), invitata proprio per
illustrare la medesima strategia educativa a livello globale e le
esperienze fattive condotte nei luoghi di valore riconosciuto come
le Alpi Apuane. |
Partecipa all’evento e ne tirerà le conclusioni l’assessore
regionale all’ambiente e alla difesa del suolo, Federica Fratoni, a conferma
dell’interesse immutato della Regione Toscana verso questi luoghi così
fragili e in precario equilibrio paesaggistico ed ambientale. L’assessore,
con la sua presenza, verrà anche ad esprimere il proprio sostegno al Parco/Geoparco
in quest’opera di costruzione sostenibile di comunità più resilienti e più
responsabili di fronte ai rischi geologici.
La proposta per Cardoso e dintorni prevede dunque, per il
prossimo futuro, interventi immateriali ed azioni educative che collochino
la popolazione locale sempre al centro della scena. La stessa iniziativa di
sabato aprirà alle 9,30 con la proiezione in prima assoluta del trailer di
un film ancora di là da venire, il cui titolo offre un punto prospettico
differente sull’alluvione del ’96: “Visto dalla parte dell’acqua”. Si tratta
di un documento autentico ed inedito che propone, in rapida successione, le
testimonianze spontanee di testimoni oculari e di sopravvissuti al disastro
di Cardoso. Soltanto due minuti e quaranta secondi di brevi immagini di
repertorio e di spezzoni d’interviste raccolte con pazienza ed intelligenza
dal fotografo Giovanni Romboni di Viareggio.
Il resto della mattinata sarà dedicato alla presentazione del
volume “Rains and Ruins: l’alluvione del ’96 tra Versilia e Garfagnana”, che
costituisce qualcosa di più del catalogo dell’omonima mostra attualmente
allestita presso il Centro visite del Parco a Seravezza, in palazzo
Rossetti. Nelle sue 80 pagine ricchissime di illustrazioni originali e con
testo bilingue, c’è piuttosto il taglio di un’opera di educazione e
divulgazione scientifica per le generazioni future, che non hanno visto
l’alluvione del ’96, ma soltanto conosciuto i drammatici esiti attraverso il
racconto e le immagini.
A tutti i presenti all’evento di sabato 17 giugno sarà
consegnata una copia del volume “Rains and Ruins” e una t-shirt prodotta per
l’occasione, con il nuovo logo del progetto educativo del Parco per la
Cardoso “Valle della Pania forata”.
Antonio Bartelletti
(16 giugno 2017)
Nelle Apuane la più antica otturazione dentale della
Preistoria…
Oldest tooth filling of Prehistory was discovered at the Riparo Fredian in
the Apuan Alps.
This and other prehistoric evidences promote the site as an archeogeosite of
international level….
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La notizia ha fatto il giro del mondo ed è rimbalzata
dalle riviste specializzate fino alla grande stampa popolare
attraverso la Rete. La più antica otturazione dentale della storia
umana è stata documentata presso il Riparo Fredian, lungo la Tùrrite
Secca, nel territorio comunale di Molazzana. La scoperta si deve al
team di Stefano Benazzi, professore associato Dipartimento di Beni
Culturali presso l’Università di Bologna, che ha pubblicato il
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report scientifico di questa sensazionale scoperta
sull’American Journal of Physical Anthropology.
Come al solito l’indicazione geografica di contorno fa torto
alle Alpi Apuane, dove il sito archeologico esattamente si trova. I media
hanno talvolta scritto Garfagnana, se non addirittura Lucca, che con il
Riparo Fredian non ha nulla a che vedere (forse in ossequio al G7 che, negli
stessi giorni dell’annuncio, si è tenuto nella città dell’arborato cerchio).
13mila anni fa, all’epoca di questo nostro antenato, Lucca e la Garfagnana
erano ancora di là da venire, ma le Alpi Apuane esistevano già e
rappresentavano una meta ambita di questi ultimi cacciatori-raccoglitori.
La letteratura scientifica ha sempre raccontato che le carie
sono figlie di un cambiamento epocale nella dieta degli umani, che viene
collocato qualche migliaio di anni dopo i reperti del Fredian, quando
l’agricoltura è divenuta la principale fonte di produzione alimentare. I
manuali riportano che è tutta colpa del Neolitico e di una nuova nutrizione
fondata sui cereali, perché i molti carboidrati presenti nei semi delle
granaglie favoriscono lo sviluppo della flora batterica nella bocca e sui
denti.
La cosa è ancora sostanzialmente vera dopo questi nuovi
ritrovamenti, ma va mitigata nel suo valore assoluto. Da qualche anno si sa
che i denti cariati erano già un problema nelle fasi finale dell’Ultimo
Glaciale, perché i primi interventi odontoiatrici risalgono a 14.000 anni
fa, su di un molare di un uomo adulto scoperto presso il Riparo Villabruna
sulle Dolomiti venete. Oggi si può tranquillamente sostenere che i dentisti
iniziarono ad operare nel Paleolitico superiore ed il problema dei denti
cariati è poi cresciuto esponenzialmente dal Neolitico fino ai giorni
nostri. Secondo lo scopritore Benazzi, gli uomini dei Ripari Vallebruna e
Fredian hanno vissuto in un periodo in cui le popolazioni europee erano
entrati in contatto con nuove genti provenienti dal Medio Oriente, che
stavano diffondevano alimenti nuovi potenzialmente facilitatori di questa
patologia dentale.
La novità del Riparo Fredian non è nella presenza di denti
cariati in un’età così remota, ma il ritrovamento delle tracce della più
antica otturazione mai documentata prima d’ora. Si tratta di due incisivi
superiori di una singola persona non più in giovane età, entrambi con una
perforazione artificiale profonda fino alla polpa. Le cavità sono state
scavate ed allargate per ripulire il dente dalla carie, forse con piccoli
strumenti in pietra (l’equivalente preistorico dei trapani da dentista).
All’interno si sono conservate tracce di un impasto per otturare i fori ed
evitare il contatto con il cibo, che risulta formato da bitume (una miscela
nera di idrocarburi naturali e sostanze resinose) unito a frammenti di
piante e peli o capelli.
Secondo gli archeologi bolognesi, il bitume, in combinazione
con piante medicinali, veniva impiegato come antisettico, per combattere le
infezioni.
Il Riparo Fredian conferma ancora una volta l’eccezionalità
dei reperti in esso conservati. I primi denti otturati della Preistoria,
appartenenti ad un uomo dell’Epigravettiano finale (13.100 ÷ 12.700 anni
fa), si aggiungono allo speciale ritrovamento dei molari del leone delle
caverne più recente per età del territorio italiano, che provengono da
un’unità stratigrafica superiore di questo stesso sito, riferibile al
Mesolitico e più precisamente databile al Sauveterriano (11.200 ÷ 10.600
anni fa).
Già questi record farebbero del Riparo Fredian un archeosito
o – meglio – un archeogeosito di livello internazionale.
Antonio Bartelletti
(15 aprileo 2017)
foto Benazzi- New Scientist
Alessia Amorfini è stata eletta nel comitato europeo degli
esperti della Rete dei Geoparchi Globali Unesco
Alessia Amorfini was elected to the European Network Advisory board during
39th Coordination Committee Meeting of Unesco Global Geoparks
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Questo pomeriggio, a Ennistymon in Irlanda, il
Comitato di coordinamento europeo dei Geoparchi Globali Unesco ha
votato i quattro esperti che faranno parte dell’Advisory board per
il prossimo biennio La scelta è caduta sulla nostra Alessia Amorfini
(Alpi Apuane, Italia), insieme a Carlos Neto de Carvalho (Naturtejo,
Portogallo), Sophie Justice (Chablais-Haute Savoie, France) ed Artur
Sa (Arouca, Portogallo). Questi membri eletti si andranno ad
aggiungere a quelli di diritto, appartenenti ai tre membri fondatori
della Rete Europea (Haute Provence, Lesvos e Vulkaneifel) e ai
rappresentanti da strutture internazionali che operano nel settore
della valorizzazione del patrimonio geologico (Unesco, IUGS, IUCN).
Alessia Amorfini è stata dunque riconosciuta
meritevole di partecipare ai lavori di questo comitato di esperti e
di specialisti nello sviluppo sostenibile e nella valorizzazione e
promozione del patrimonio geologico d’Europa, che fornisce diretta
consulenza all’Unesco su tutte le questioni strategiche, d’ambito
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continentale, sugli standard e i criteri quali-quantitativi,
nonché sulle relazioni esterne, oltre a discutere sulla nomina ed
integrazione di nuovi territori nella Rete dei Geoparchi.
La notizia di oggi è una di quelle rare che, di tanto in
tanto, ripagano dei mille sforzi profusi per promuovere la visibilità
internazionale del nostro Parco/Geoparco. Questa volta il merito non è delle
straordinarie risorse naturali di un luogo di straordinaria bellezza come le
Alpi Apuane. Il merito è tutto delle risorse umane che lavorano nell’Ente
Parco e che, negli anni, sono qui cresciute, nonostante i limiti strumentali
e le difficoltà crescenti d’intorno.
Non è necessario aggiungere altro a commento dell’elezione
odierna di Alessia Amorfini, perché ogni altra parola suonerebbe retorica.
Integriamo solo le parole di Alberto Putamorsi – Commissario del Parco
Regionale delle Alpi Apuane – che si è voluto felicitare di persona con la
propria dipendente, sottolineando come “questo riconoscimento dimostri il
modo corretto e rigoroso con cui le strutture operative del Parco abbiano
sempre operato nelle Alpi Apuane per la tutela e la conservazione dei beni
ambientali, raggiungendo così dei valori individuali di particolare livello,
che non sono sfuggiti all’esame oggettivo di organismi internazionali”.
(23 marzo 2017)
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