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Inaugurata la mostra sull’alluvione del ’96 e stasera
un’apertura notturna sperimentale
“Rains & Ruins” exhibition is open from yesterday.
This night is offered a special entrance to the “Cibart” visitors in
Seravezza…
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Nel giorno del sole invitto (o, se si preferisce, del
solstizio d’inverno) si è inaugurata la mostra sull’alluvione del
’96, che rimarrà aperta 9 mesi, fino all’equinozio d’autunno e poco
oltre (in altre parole, fino al 30 settembre 2017). Un pubblico
discreto e qualificato ha preso parte alla breve e familiare
cerimonia d‘inaugurazione di giovedì 22 dicembre, a Palazzo Rossetti
di Seravezza. Tutto ha avuto inizio con il saluto dei tre sindaci
dei comuni del Parco particolarmente colpiti da quell’evento
estremo. In ordine alfabetico, ha preso per primo la parola Michele
Giannini in rappresentanza di Fabbriche di Vergemoli, che ha voluto
significare ai presenti quale sicurezza e difesa abbiano garantito –
al paese di Fornovolasco e non solo – le opere della ricostruzione
post-alluvione. Se altri disastri e se altri distruzioni di portata
simile al ’96 non sono più |
avvenuti dopo quella catastrofe, lo si deve fondamentalmente
alla qualità e alla correttezza dei lavori eseguiti.
Riccardo Tarabella, a nome della città di Seravezza, ha colto
l’importanza internazionale della mostra all’interno di un contenitore da
poco recuperato e destinato a tali eventi, posto dentro un perimetro di
altri monumenti e testimonianze storico-architettoniche, con Palazzo Mediceo
in prima fila, che hanno avuto il riconoscimento da parte dell’Unesco come
sito seriale del “patrimonio mondiale dell’Umanità”.
A concludere gli interventi dei Sindaci, è stato poi il turno
di Maurizio Verona, primo cittadino di Stazzema, il cui territorio ha subito
le maggiori conseguenze del disastro del ‘96. Nel riconoscere l’importanza
dell’opera di ricostruzione eseguite negli anni in cui lui stesso era “un
giovane consigliere comunale”, Verona non ha potuto fare a meno di ricordare
come ben presto si sia interrotto il flusso dei finanziamenti destinati a
quest’opera comunque meritoria di ripristino, riordino e restauro, lasciando
incompiuti o non attuati diversi interventi e diverse azioni soprattutto di
prevenzione
Dopo i sindaci la parola è passata al Presidente del Parco,
Alberto Putamorsi, che ha spostato l’accento sulla mostra intesa come un
impegno preso e rispettato verso le comunità locali, tra i diversi impegni
presi e rispettati dall’attuale amministrazione dell’ente di gestione
dell’area protetta. Al di là dell’importanza di questa esposizione e dei
suoi contenuti indiscussi, l’iniziativa ha valore anche per il contemporaneo
recupero ed apertura alla fruizione del contenitore che la sta ospitando.
Tutto questo accade proprio alla fine di un mandato amministrativo, in cui
il Parco è riuscito a raggiungere importanti traguardi, come l’approvazione
del Piano per il Parco, nonostante le tempeste e le turbolenze di pochi anni
fa.
Al sottoscritto è stato affidato il compito di illustrare il
significato della mostra “Rains and Ruins” e di accompagnare i numerosi
presenti ad una visita guidata attraverso le sale del nuovo percorso
espositivo del Centro visite del Parco. Tutto questo è avvenuto dopo il
tradizionale taglio del nastro, fatto a più mani dalle autorità pubbliche
sopra ricordate. Anche in questa occasione è stato ribadito il fine
educativo della mostra, sia per consolidare la memoria dell’evento del ‘96,
sia per preparare le giovani generazioni ad eventuali eventi prossimi
futuri.
Oggi, venerdì 23, in occasione di Cibart, la mostra “Rains and Ruins”
rimarrà aperta anche dopo cena, fino alle 23.30, arricchendo così l’offerta
“artistica” del centro storico di Seravezza con un’altra occasione di
percorso culturale di visita notturna.
Antonio Bartelletti
(23 dicembre 2016)
Mostra sull’alluvione del 1996: tutto è pronto per
l’inaugurazione
di giovedì 22 dicembre
“Rains & Ruins” is ready for the opening on Thursday 22nd December 2016 at
11 a.m., in Seravezza. This exhibition tells us the flood in Versilia and
Garfagnana twenty years later with an educational angle...
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La mostra “Rains and Ruins: l’alluvione del ’96 in
Versilia e Garfagnana” è pressoché allestita presso il nuovo Centro
Visite del Parco a Palazzo Rossetti di Seravezza. Rimarrà aperta al
pubblico fino al 30 settembre 2017, con orario ordinario continuato
dalle 9 alle 18 dei giorni lavorativi e dalle 9 alle 13 di sabato.
Durante alcuni periodi particolari e in occasioni speciali,
l’apertura sarà possibile anche nelle giornate festive e in orario
serale.
L’inaugurazione è prevista per giovedì 22 dicembre
p.v., alle ore 11, in modo da chiudere le manifestazioni del Parco
per il 2016 e così pure le celebrazioni del Ventennale
dell’alluvione. |
Il programma della giornata inaugurale prevede un cerimoniale
sobrio e assai contenuto nei tempi. All’inizio, ci saranno i saluti dei
Sindaci dei comuni del Parco maggiormente colpiti da quell’evento estremo:
Fabbriche di Vergemoli, Seravezza e Stazzema in rigoroso ordine alfabetico.
Spetterà dunque a Michele Giannini, Riccardo Tarabella e Maurizio Verona
ricordare brevemente le tragiche ore del 19 giugno 1996 e il significato di
iniziative, come questa, di perpetuazione culturale della memoria storica.
Non mancherà poi il saluto del Presidente del Parco, Alberto Putamorsi, che
ha sostenuto l’iniziativa sotto l’impulso del Vicepresidente Sauro Mattei. A
seguire è previsto il solo intervento del coordinatore della mostra – per la
cronaca il sottoscritto – che spiegherà quali obiettivi si pone l’evento e
quale particolarissimo taglio didattico e divulgativo le è stato conferito.
In effetti, lo sviluppo del percorso di allestimento di
“Rains and Ruins” alterna sezioni tradizionali ad altre del tutto
innovative. Nello spazio di sei sale, di diversa dimensione ed argomento,
l’incipit è lasciato alle rare immagini e alle poche parole del giorno
dell’alluvione e delle settimane immediatamente successive. La seconda sala,
invece, recupera foto e documenti degli altri eventi distruttivi del
passato, a cominciare dall’alluvione gemella del 1774, per passare alla
grande piena del 1885 e concludere con quella ancora più devastante del
1902.
Le novità cominciano dalla terza sala e da lì proseguono.
Dopo la storia raccontata attraverso le prime foto in bianco e nero, si
arriva finalmente alla sala didattica della spiegazione dell’alluvione del
1996 attraverso testi divulgativi e disegni scientifici. Qualcosa di simile
a un libro scolastico stampato sul muro, oppure a una alla lezione alla
lavagna svolta per schemi e numeri, con l’intento di far capire “cosa è
veramente successo quel giorno”.
L’ultima parte della mostra propone l’incontro e il confronto
con le alluvioni di altri paesi europei. La scelta, nel nostro caso, è
andata sui territori colpiti da eventi estremi del passato di altri
Geoparchi Globali Unesco: Idrija in Slovenia, Chelmos-Vouraikos in Grecia e
Bohemian Paradise nella Repubblica Ceca. Si è inteso così dimostrare quale
diffusione abbiano i fenomeni alluvionali distruttivi e quale comune
missione sia stata affidata ai Geoparchi nell’educare e preparare al meglio
le popolazioni locali per l’evento prossimo futuro.
Infine, è bene infine ricordare che, il 22 dicembre, non si
inaugura soltanto la mostra sull’alluvione del ’96, ma pure lo spazio
espositivo che la contiene nel nuovo Centro Visite del Parco a Seravezza.
“Rains and Ruins” è il modo migliore per iniziare un’attività
educativa all'interno di un contenitore culturale ben attrezzato per questo
genere di iniziative.
Antonio Bartelletti
(18 dicembre 2016)
Mostra sull’alluvione del 1996: nuove date e significato
dell’evento…
“Rains & Ruins” preparations are underway. It is an educational exhibition
on the 1996 heavy flood in Versilia and Garfagnana. The Park explains the
meaning of this cultural event twenty years after the geodisaster…
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La notizia della mostra era già apparsa nel programma
del Ventennale dell’alluvione del 1996, con l’indicazione del 18
giugno come suo giorno di apertura. Problemi organizzativi e non
solo (vedi news nella data indicata) hanno fatto saltare
quell’appuntamento. Analoga cosa è accaduta per la data alternativa
del 4 novembre, coincidente con i 50 anni dell’alluvione di Firenze.
Il Parco non poteva però rimandare oltre e così
tradire le celebrazioni del Ventennale. Prima che il 2016 possa
volgere al termine, è stata calendarizzata l’apertura di questa
mostra didattica, che rimarrà aperta al pubblico a Palazzo Rossetti,
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nelle sale espositive del Centro visite di Seravezza, dal 22
dicembre 2016 al 30 settembre 2017.
La mostra ha assunto un titolo bilingue, italiano ed inglese,
che non è la traduzione di un testo, ma la compenetrazione, anche grafica,
di due espressioni linguistiche: “Rains & Ruins: l’alluvione del ‘96 tra
Versilia e Garfagnana, twenty years ago in the apuan alps”.
La scelta della doppia lingua, che accompagna tutto
l’allestimento, ha l’indubbio significato di rimarcare l’aspirazione
internazione di questo percorso espositivo. In effetti, la mostra è già
stata presentata a Torquay in Inghilterra nel corso della 7.ma Conferenza
Internazionale dell’Unesco sui Geoparchi globali. Lo si è fatto in quella
prestigiosa sede poiché la stessa organizzazione mondiale persegue – tra le
tante – anche una strategia sulla “riduzione del rischio di disastri”.
Partendo proprio dalla memoria di eventi del passato – come l’alluvione del
1996 – è possibile informare correttamente sui pericoli immanenti di
calamità naturali e così educare le popolazioni locali ad affrontare
eventuali ed analoghe catastrofi future.
Nel progettare la mostra, il Parco ha poi scelto di
privilegiare forme espressive testuali ed iconografiche adatte ad un
pubblico scolastico, ritenendo gli studenti un target primario per un’azione
prioritaria d’investimento generazionale. La mostra “Rains & Ruins” si pone
dunque l’obiettivo di divulgare ai ragazzi (e pure agli adulti) come sia
potuto avvenire l’evento estremo del 1996 e quali buone pratiche e quali
regole efficaci il Parco suggerisce di mettere in atto per mitigare gli
effetti di alluvioni prossime venture, insieme a corrette regole di
comportamento individuale.
Pertanto, la mostra non è soltanto una rassegna di immagini
legate alla memoria, di forte impatto emotivo, colte durante l’alluvione e
nei giorni appena successivi. Non è neppure il resoconto di quello sforzo
encomiabile di organizzazione e solidarietà che portò i primi aiuti alle
popolazioni colpite e guidò poi la ricostruzione. È soprattutto una lettura
fatta vent’anni dopo, al di fuori di ogni retorica e di qualsiasi
celebrazione fine a se stessa, per cogliere il nucleo essenziale del
problema che ancora in parte rimane. In effetti, l’iniziativa del Parco
vuole anche riaccendere interessi scientifici sull’argomento e stimolare
nuovi studi sulla piena comprensione delle dinamiche dell’evento del 1996.
C’è ancora bisogno di ottenere informazioni utili per l’opera di contrasto a
questi fenomeni naturali di straordinaria e brutale forza distruttrice, che
purtroppo sono destinati, con maggiore frequenza, a ripetersi nel tempo per
i cambiamenti climatici in atto.
Antonio Bartelletti
(11 dicembre 2016)
Evento formativo nel laboratorio dell’ApuanGeoLab: la
didattica della mineralogia per le Guide del Parco
Educational event in the ApuanGeoLab laboratory: the mineralogy teaching for
the Park Guides is the first experience of the action learning
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La formazione delle Guide del Parco delle Alpi Apuane
è un’attività che procede ormi da anni con regolarità e
partecipazione. L’obiettivo dichiarato è potenziare le conoscenze e
le abilità professionali di operatori unici nel loro genere,
affinché siano sempre al passo coi tempi e capaci di fornire
informazioni scientificamente corrette. Fino a martedì scorso,
l’aggiornamento delle Guide è passato attraverso forme di
apprendimento tradizionale, come lezioni, conferenze, convegni,
workshop, ecc., su argomenti più disparati, ma sempre attinenti alla
realtà ambientale e naturalistica delle Alpi Apuane.
Nell’ultimo evento del 22 novembre è stata posta in essere una
diversa modalità formativa, del tutto |
svincolata da processi passivi di acquisizione/aggiornamento
di conoscenze ed abilità. In effetti, questo primo incontro – dei tre
programmati fino al termine del 2017 – ha dato la possibilità di eseguire
semplici esperienze di laboratorio, riproducibili con un minimo di
attrezzatura e, in buona parte, eseguibili anche nel corso di un’escursione
lungo i sentieri del Parco. La giornata formativa ha saputo affrontare una
problematica pertinente per chi ha l’occasione professionale di accompagnare
gruppi scolastici e non solo. Il tema è stato il riconoscimento di specie
minerali di comune diffusione, attraverso alcune loro macroscopiche
caratteristiche soprattutto fisiche.
L’esperienza si è dunque svolta nel laboratorio dell’ApuanGeoLab,
presso il Centro viste del Parco ad Equi Terme, ed è stata coordinata dalla
prof.ssa Elena Bonaccorsi (docente di Analisi mineralogiche all’Università
di Pisa), coadiuvata dal dott. Fabio Pieraccioni, dottorando di ricerca
nella didattica delle Scienze della Terra. Sotto il titolo “Non è solo oro
quello che luccica” si è proposto ad un pubblico di adulti, specializzato
nell’accompagnamento in natura, lo stesso percorso laboratoriale che l’ApuanGeoLab
offre già alle classi in visita a questo museo interattivo.
L’evento formativo ha richiesto ben due ore di intense
osservazioni e attente misurazioni su diversi campioni di minerali messi a
disposizione. Le Guide hanno poi saputo tradurre tutto questo in dati
numerici e parti descrittive, correttamente riportati all’interno di schede
e questionari già predisposti per condurre al meglio l’esperienza. Al
termine dell’evento, i 25 partecipanti hanno espresso il loro convinto
gradimento, che ha trovato conferma e corrispondenza pure nel serio impegno
messo in campo e nelle numerose domande poste ai coordinatori durante lo
svolgimento.
Quanto visto martedì scorso all’ApuanGeoLab conferma come la
Guida del Parco sia una professione di forte motivazione personale, che va
continuamente alimentata oltre che aperta a nuove idee e nuovi apporti. Va
ricordato che questo titolo è rilasciato esclusivamente dall’Ente Parco e
deve essere sempre aggiornato e validato nel tempo. Lo stesso titolo non può
limitarsi ad una stretta cerchia di persone.
Si coglie dunque l’occasione per informare che, a breve,
uscirà un bando pubblico per la selezione di nuove Guide del Parco, in
possesso dei requisiti stabiliti dallo speciale Regolamento che disciplina
la loro attività. Inoltre, il prossimo 31 gennaio scadranno i termini per
iscriversi o confermare la presenza nell’elenco delle Guide del Parco per il
2017. Alla stessa data, l’Ufficio di direzione procederà alla verifica del
raggiungimento o meno dei valori minimi indispensabili di crediti formativi
necessari allo svolgimento della stessa attività professionale.
Antonio Bartelletti
(26 novembre 2016)
Il maltempo condiziona l’ultimo intenso week end del Parco…
The bad weather influences the last intense weekend of the Park. Rain and
fog prejudge some outdoor activities…
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Il quarto week end di ottobre ha proposto un
programma nutrito di iniziative ed eventi promossi dal Parco, quasi
a chiusura di una stagione comunque ricca di momenti promozionali e
di occasioni di visita, nonostante le ristrettezze economiche più
volte denunciate. Il 2016 non finisce qui, poiché altri appuntamenti
si annunciano per un ultimo scampolo di anno sicuramente in
crescendo.
Tra venerdì e domenica scorsa si è concentrato il
meglio dell’autunno, come vuole una recente ma consolidata
tradizione del Parco. Purtroppo, il peggioramento delle condizioni
meteo, soprattutto nella giornata di domenica, ha danneggiato lo
svolgimento di alcuni eventi all’aria aperta, il cui risultato
dipende soprattutto dallo stato del cielo. |
Esente comunque da danni da maltempo è stato il primo
appuntamento di “Cibiamoci di Parco”, in programma venerdì sera presso
l'albergo-ristorante “Vallechiara” di Levigliani. All’interno di questa
struttura certificata, 56 Park followers (il numero massimo ospitabile)
hanno preso parte ad un percorso di degustazione incentrato sulle torte
salate dell’area apuana e non solo. La presentazione introduttiva del dott.
Michele Armanini è stata seguita con particolare attenzione dal pubblico in
sala e si è fatta apprezzare per la ricchezza di esempi e di originali
interpretazioni e confronti tra questi “piatti poveri” della tradizione
versiliese, garfagnina e lunigianese. È doveroso ricordare, ancora una
volta, come questo primo evento della rassegna 2016 sia stato realizzato con
il contributo fondamentale dell’Istituto Alberghiero “Guglielmo Marconi” di
Viareggio (sede di Seravezza).
Nel pomeriggio dello stesso giorno e – a seguire nella
mattina di sabato – si è svolto il censimento autunnale dei mufloni nel
gruppo delle Panie e del Corchia. Il conteggio è stato eseguito dai
Guardiaparco con l’ausilio di ben 30 volontari che si sono avvicendati nei
numerosi appostamenti eseguiti al tramonto e all’alba dei due giorni di
attività. Non tanto la pioggia, quanto la nebbia ha recato disturbo in
alcuni frangenti di questa importante e ormai consolidata attività di
conservazione faunistica. Ad ogni modo, il monitoraggio può dirsi ampiamente
svolto con risultati che confermano la stabilità numerica raggiunta dalla
popolazione locale di muflone.
Nel corso della giornata di sabato, nel comune di Fivizzano,
ha avuto luogo la visita dell’assessore regionale all’ambiente e difesa del
suolo della Toscana, dott.ssa Federica Fratoni. Un’intensa agenda di
incontri ed inaugurazioni ha caratterizzato questo suo viaggio nel Comune
lunigianese dei due Parchi. Non a caso, la prima tappa è stata a Sassalbo
nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e poi ad Equi Terme nel
Parco Regionale delle Alpi Apuane, tra schiarite ed improvvisi scrosci di
pioggia. Qui, l’assessore ha avuto modo di entrare nella Tecchia e nella
Buca di Equi, dopo essere stata accolta nel Centro visite del Parco.
Particolare interesse e gradimento ha destato in lei la visita all’ApuanGeoLab,
sia lungo il percorso museale degli exhibit didattici, sia nel laboratorio
di scienze della Terra e nella sala del virtual tour archeologico della
Tecchia. Nell’occasione, l’assessore era accompagnata dal consigliere
regionale Giacomo Bugliani, dal sindaco di Fivizzano Paolo Grassi, dal
presidente del Parco Alberto Putamorsi e da altri rappresentanti di
istituzioni locali.
Nel corso della giornata di domenica 23 ottobre, il
progressivo peggioramento delle condizioni meteo ha di fatto impedito il
regolare svolgimento dell’annuale appuntamento di “Autunno Apuano”, in
coincidenza con la “Festa della Castagna” a Careggine. Una pioggia leggera
ma insistente è caduta per buona parte della giornata, limitando enormemente
l’afflusso di turisti alla GeoPark Farm di Bosa di Careggine.
Per questo motivo, si è ridotto, fino quasi ad annullarsi, il
programma di accoglienza e di animazione predisposto dal Parco insieme a
“Maestà della Formica”, società che gestisce il centro visite.
Antonio Bartelletti
Nella
foto: un momento della visita dell'assessore Fratoni all'ApuanGeoLab di Equi
Terme
(24 ottobre 2016)
Le Apuane e i loro rischi geologici alla Conferenza mondiale
dei Geoparchi…
The Apuan Alps and their geological risks in the International Conference on
Unesco Global Geoparks. Special performance of Alessia Amorfini during the
panel discussion and workshop about "Disaster Risk Reduction at Unesco
Global Geoparks, ways forward"...
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Nel primo pomeriggio di Torquay, le Alpi Apuane hanno
avuto un importante palcoscenico per mostrare e dimostrare alla Rete
mondiale dei Geoparchi quando fatto negli anni in materia di rischio
geologico, soprattutto lungo la prospettiva dell’educazione
ambientale e della didattica naturalistica.
Si è partiti alle 14 con una “panel discussion”,
organizzata direttamente dalla divisione Unesco delle Scienze
Ecologiche e della Terra, sotto il coordinamento della responsabile
“georischi”, Irina Pavlova.
Questa tavola rotonda ha visto la partecipazione di cinque esperti
che si sono alternati proponendo i loro contributi alla discussione
dei presenti proprio sul tema “Disaster Risk Reduction at Unesco
Global Geoparks, ways forward”, alla luce di quanto elaborato e
richiesto dall’ONU. |
L’elenco dei relatori fa immediatamente intendere quale
valore abbia avuto l’evento, anche per la presenza significativa e l’apporto
culturale di Suzette Kimball, direttore del Servizio geologico degli Stati
Uniti; di Setsuya Nakada, vulcanologo di fama mondiale dell’Università di
Tokio; di Charalampos Fassoulas, geologo del dipartimento del Museo di
Storia naturale dell’Università di Creta; nonché di Richard Watson, geopark
manager del Marble Arch Caves dell’Irlanda del Nord.
Insieme a questi importanti figure del mondo della geologia e
dei geoparchi, c’era soltanto la nostra Alessia Amorfini, che ha presentato,
in modo convincente e brillante, lo storyboard dell’imminente mostra
sull’Alluvione del 1996 in Versilia e Garfagnana (anche a nome dei coautori
Antonio Bartelletti, Giuseppe Ottria ed Emanuele Guazzi). Il suo contributo
– dal titolo “Rains and Ruins: twenty years ago in the Apuan Alps” – è stato
particolarmente apprezzato dai convegnisti presenti per il lungo e caloroso
applauso che è seguito all’esposizione.
Dopo la tavola rotonda si è passati al workshop sul “rischio
sismico”, coordinato da Mahito Watanabe del Sevizio geologico del Giappone e
Capo del gruppo di pianificazione e gestione del Museo geologico di Tokio.
Oltre agli interventi di tre tecnici di Geoparchi giapponesi, è toccato
ancora ad Alessia Amorfini spiegare il contributo formativo del Parco delle
Alpi Apuane in questo specifico campo. Con il titolo “Do not gamble on Earth
tremble” (non azzardare sul tremore della Terra), è stato realizzato un
ipertesto didattico che documenta anche le attività educative sui terremoti
e sul rischio sismico, svolte all’interno dell’ApuanGeoLab di Equi Terme.
Terminati gli interventi e le domande del pubblico in sala,
la “panel discussion” ha votato unanimemente un documento sulla riduzione
del rischio di catastrofi nei Geoparchi Globali Unesco, poi confluita, in
sintesi, nel punto 7 della “the English Riviera Declaration”. In
quest’ultimo documento, la 7a Conferenza Internazionale – dopo aver
riconosciuto che le calamità naturali rappresentano un grave rischio per la
salute e il benessere di tutto il mondo – ha evidenziato come i Geoparchi
Globali Unesco possiedano un potenziale significativo per contribuire alla
riduzione del rischio di catastrofi e migliorare la prevenzione delle stesse
calamità nell’ambito della strategia ONU di Sendai (2015-2030). Pertanto, la
7a Conferenza Internazionale incoraggia i Geoparchi Globali Unesco a
svolgere e promuovere attività educative di sensibilizzazione e di
rafforzare la cooperazione tra i siti nel campo della riduzione del rischio
da catastrofi per la condivisione di buone pratiche e la creazione di
progetti tematici.
Antonio Bartelletti
(28 settembre 2016)
Iniziata a Torquay (Inghilterra) la VII Conferenza
Internazionale degli Unesco Global Geopark
7th International Conference on Unesco Global Geoparks started in Torquay
(English Riviera Geopark - England, UK). This is the first time that the
Apuan Alps join this kind of event...
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Preceduta ieri dal 37° Coordinamento dei Geoparchi
europei, questa mattina ha avuto inizio la VII Conferenza
internazionale dell'Unesco sul patrimonio geologico e sui territori
del pianeta che lo conservano e lo promuovono. Il luogo è Torquay in
Inghilterra nel Devonshire, al centro dell'English Riviera Geopark.
Partecipano alla Conferenza 120 Geoparchi globali e una platea di
circa 700 convegnisti, in rappresentanza di 5 continenti e di un
numero ancora non comunicato di nazioni. Questa è anche la prima
volta che le Alpi Apuane sono chiamate ad un appuntamento
internazionale di tale livello, in ragione della label Unesco
ottenuta nel 2015.
Prima giornata dedicata agli interventi protocollari
e alle relazioni introduttive. Come di tradizione, le key note della
sessione inaugurale sono state affidate a Patrick McKeever
(segretario del Programma |
internazionale Unesco sulle Geoscienze e sui Geoparchi) e a
Nickolas Zouros (presidente della Rete globale dei Geoparchi). Hanno
completato il programma mattutino gli interventi di Beth Taylor (comitato
britannico dell'Unesco) e di Iain Stewart (professore all'Università di
Plymouth e presentatore-divulgatore per la BBC). Soprattutto quest'ultimo
contributo ha stimolato i presenti ad intraprendere viaggi alla scoperta di
alcuni luoghi unici del nostro pianeta, dove è ancora possibile - attraverso
la geologia - vedere paesaggi diversi dal presente. Stewart ha parlato - non
ha caso - di "travels in worlds that don't exist"... viaggi in mondi che non
esistono...
Prima dei saluti istituzionali e degli interventi
introduttivi, la Conference ha offerto una suggestiva performance teatrale
sulla storia geologica e sulla solidarietà umana, dal titolo "Earth Echoes".
Questa rappresentazione ha più volte reiterano lo slogan "the rock connect
us" (letteralmente "la roccia ci connette", ma con un richiamo evidente alla
musica "rock"), a rappresentare la fraternità e il valore della cooperazione
tra uomini di terre apparentemente distanti e diverse, ma con la stessa
origine e un futuro in comune.
Il valore dell'opera proposta sta anche nel coinvolgimento,
tra gli "artisti", di numerose persone della comunità locale.
Antonio Bartelletti
(27 settembre 2016)
“Cinque giorni in Cina”:
Alessia Amorfini valutatrice Unesco per la prima volta…
“Five days in China”: Our geopark manager – dr. Alessia Amorfini – was
Unesco evaluator in Huangshan Geopark for the first time. A full immersion
in the scenic Mesozoic granite landscape after four years of activity in the
conservation and promotion of the Geological Heritage…
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Il responsabile della geo e bioconservazione del
Parco – dott.ssa Alessia Amorfini – ha concluso la propria missione
in Cina per conto dell’Unesco, dopo essere stata selezionata a
Parigi dai responsabili dell’International Geoscience and Geoparks
Programme. Questo intenso viaggio di lavoro ha avuto lo scopo di
portare a termine la rivalidazione quadriennale del Huangshan
Geopark, nella provincia di Anhui, nel settore orientale del grande
paese asiatico.
Come da protocollo Unesco, la dott.ssa Amorfini,
geologo, è stata coadiuvata da un altro valutatore esperto in
promozione dei geoparchi, il prof. Noritaka Matsubara, della
Divisione dell’Istituto di Scienze naturali ed ambientali presso
l’Università di Hyogo in Giappone, nonché membro del consiglio di
promozione del San’in Kaigan Geopark.
La missione di validazione ha proposto una full
immersion di cinque giorni, con continui e frequenti incontri,
sopralluoghi e spostamenti all’interno di un territorio esteso 161
chilometri quadrati. Un’area montana impervia, soprattutto
caratterizzato da una morfologia aspra di picchi e versanti
scoscesi, perennemente avvolti da vapor acqueo condensato, che
risale e avvolge le cime e le fa sembrare isole di un mare bianco e
grigio di nubi. Il paesaggio granitico del Huangshan Geopark – la
“montagna gialla” – è quello tipico e tanto caro alla più
tradizionale iconografia cinese. I disegni colorati su carta di riso
e su porcellana raffigurano spesso rupi quasi verticali e
l’immancabile ed immanente silhouette del pino endemico di Huangshan
(Pinus hwangshanensis). |
Questa conifera è un vero simbolo della Cina e il segno
distintivo della “montagna gialla”, con esemplari oggetto di speciale
venerazione per le loro forme e portamenti vigorosi.
Della missione Unesco è stata dato particolare risalto in
Cina, come dimostrano i servizi televisivi e le notizie apparse sui
principali network nazionali. Amorfini e Matsubara hanno potuto visitare
luoghi di indubbia fascinazione e soprattutto incontrare i numerosissimi
operatori di questo geoparco, che fa del geoturismo una risorsa economica
fondamentale e l’obiettivo principale della strategia di sviluppo locale.
Percorsi attrezzati con passerelle e pannelli illustrativi, conducono i
visitatori a punti panoramici di grande suggestione scenica, che sono
frequentatissimi per quasi tutto il corso dell’anno.
Il Parco/Geoparco delle Alpi Apuane è particolarmente
orgoglioso di aver contribuito alla missione Unesco in Cina, prestando uno
tra i suoi migliori funzionari, a testimonianza di una crescita culturale
complessiva della propria struttura operativa. Questo ed altri
piccoli/grandi attestati confermano quanto di buono è stato costruito negli
anni intorno al progetto “Geoparco” e quale respiro internazionale si porti
necessariamente dietro.
In questa dimensione dovrebbe sempre porsi la corretta
visione dei problemi, così da segnare una definitiva e netta distanza da
quell’odioso “particulare” che spesso inquina ogni giudizio sulle Alpi
Apuane.
Antonio Bartelletti
PS = avviso ai naviganti inutili della rete, particolarmente
frequenti tra i pensionati e i nullafacenti, alla perenne ricerca dello
scoop che non c’è. Non vi affannate a cercare prove dell’ennesimo caso di
sperpero di denaro pubblico a danno del contribuente. Viaggio, vitto,
alloggio e spese conseguenti ai questa missione internazionale sono stati
tutti a carico del Geoparco valutato ospitante…
(6 agosto 2016)
Le “Notti dell’Archeologia” regalano la nuova sala
multimediale all’ApuanGeoLab...
“Archaeology nights” give a new multimedia room to the ApuanGeoLab...
Saturday 30th July, this regional programme had in Equi Terme the main event
of the Apuan Alps area…
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Equi Terme è stata trascinata d’impeto nelle “Notti
dell’Archeologia” 2016.
Sabato 30 luglio, Comune, Parco e Soprintendenza
hanno saputo realizzare, in questo estremo angolo settentrionale
delle Alpi Apuane, una serie di eventi coordinati su temi
archeologici non soltanto locali, alla ricerca di un tempo possibile
e di uno spazio praticabile di vera comunicazione culturale e di
promozione turistica.
È un altro piccolo esempio concreto di proficua
collaborazione tra enti pubblici, che ha visto pure il sostegno
organizzativo delle due cooperative che gestiscono, rispettivamente,
il Centro visite del Parco e l’area culturale delle Grotte di Equi:
La Magnolia ed AlterEco. |
Dal programma di sabato segnaliamo, in prima battuta,
l’iniziativa destinata a proseguire oltre il giorno della sua presentazione
pubblica. Il riferimento è alla nuova sala multimediale che – a tempo di
record – è stata realizzata all’ultimo piano dell’ApuanGeoLab, nella
terrazza coperta che guarda verso la Tecchia di Equi. Se il Comune di
Fivizzano ha messo a disposizione la strumentazione necessaria, il Parco ha
reso l’ambiente accogliente e funzionale alla nuova destinazione. Il resto
lo ha fatto l’equipe di archeologi ed informatici – Carlotta Bigagli,
Roberta Iardella, Daniele Martini, Alessandro Palchetti ed Emanuela Paribeni
– dal cui lavoro è nato un software originale che consente di effettuare, ad
un dettaglio incredibile, un “virtual tour” all’interno del sito preistorico
della Tecchia d’Equi. Si tratta dunque di uno strumento multimediale
interattivo ed innovativo, che bene si integra con il percorso museale degli
exhibit didattici dell’ApuanGeoLab. Il suo scopo è di introdurre e spiegare
le emergenze e gli argomenti non solo archeologici, ma pure storici e
paleontologici della Tecchia, prima della visita turistica allo stesso sito.
Non c’è bisogno di una guida o di un operatore addetto al “virtual tour”,
perché ognuno può facilmente gestirsi la navigazione interattiva a proprio
piacimento ed approfondire i temi ritenuti di maggiore interesse.
Gli obiettivi, la struttura e le modalità operative dl
software sono state illustrate ai presenti da Alessandro Palchetti e Daniele
Martini, a conclusione della prima parte di questi serali e notturni ad Equi
Terme.
Prima dell’inaugurazione del “virtual tour”, il programma ha
proposto due interventi di argomento storico e archeologico più direttamente
collegati al tema 2016 delle “Notti dell’Archeologia”: la continuità e
discontinuità tra Tardo Antico ed Alto Medioevo. Sia l’introduzione dello
storico Mario Nobili e sia l’intervento strutturato dell’archeologo Massimo
Dadà hanno raccontato la difficile transizione di quel lungo periodo,
utilizzando un titolo alquanto evocativo “Nelle terre del non più e del non
ancora”. I due interventi non potevano non riproporre e ridiscutere la
vexata quaestio intorno alla cronologia storica della fine dell’Antichità e
dell’inizio del Medio Evo. Lo hanno fatto partendo dalla famosa tesi del
Pirenne, che ha spostato questo limite dalla caduta dell’Impero Romano
d’Occidente (476 d.C.) all’espansione araba sulle coste sud del Mediterraneo
(630 d.C.), con riferimenti puntuali alla realtà dei giorni nostri.
La seconda parte del programma si è svolta all’interno della
Buca di Equi, con la presentazione della guida “Equi Terme un paese di
acque, grotte e antichi abitanti nel cuore delle Alpi Apuane”. Questo Evento
ha riproposto quanto già avvenuto a Fivizzano lo scorso 4 giugno, ma in una
cornice sicuramente più suggestiva e più direttamente riferibile al
contenuto del volumetto. Ho condotto Matteo Tollini, con interventi
specifici di Francesca Malfanti, Alessandro Palchetti e Lisa Pierotti.
È seguito un apericena nel resede dell’Antiquarium e poi -
non poteva mancare - la visita guidata alla “Tecchia di Equi”… un vero sogno
archeologico di una notte di mezza estate…
Antonio Bartelletti
(16 luglio 2016)
8° Workshop dei Geoparchi Italiani: risultati e prospettive
8th Workshop of Italian Geoparks: results and prospects. The need to review
the format after an edition of extraordinary value…
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Il Parco Nazionale del Pollino ha ospitato in modo
esemplare l’8° Workshop dei Geoparchi Italiani – il primo dopo la
label “Unesco Global Geoparks” – migliorando diverse prestazioni dei
precedenti appuntamenti annuali, anche sulla scorta delle esperienze
fino qui acquisite. Lo ha fatto con l’entusiasmo straripante di chi
è entrato da poco nella Rete e di chi ha una gran desiderio di far
fruttare al meglio un riconoscimento prestigioso, non ancora del
tutto percepito in giro nella sua reale portata.
Tre giorni intensi, con meno tempo dedicato alle
presentazioni e ai contributi a tema e più momenti riservati alla
visita delle ultime più importanti realizzazioni di promozione e
fruizione del patrimonio ambientale e, in particolare, geologico di
questo straordinario angolo dell’Appennino meridionale.
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Una full immersion anche nella vita quotidiana del Parco
calabro-lucano, con incontri veri con persone intimamente coinvolte nel
progetto e il contatto con espressioni culturali di primissimo valore, a
cominciare dalle comunità arbëreshë (gli italo-albanesi giunti qui a seguito
dell’avanzata ottomana nei Balcani, dopo il 1472).
Un Workshop che ha pure avuto una significativa visibilità
mediatica, anche su media nazionali, sia per lo sforzo organizzativo del
Parco, sia per la presenza di personalità e rappresentanti di istituzioni
non solo locali, tra i quali: Dorina Bianchi, sottosegretario ai beni
culturali e al turismo; Antonietta Rizzo, assessore all’ambiente della
Calabria; Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi e, non ultimo in
ordine di importanza, Nickolas Zouros, presidente del Global Geoparks
Network e della sua declinazione “regionale” europea.
Difficile trovare pecche significative o muovere appunti,
perché l’impegno del Parco Nazionale del Pollino è stato encomiabile ed è
riuscito sempre a supplire a quelle piccole sfasature ed inconvenienti che
inevitabilmente affiorano in questi frangenti. Il riconoscimento e il
ringraziamento va ovviamente al presidente Domenico Pappaterra, al direttore
Giuseppe Milione e a tutto il personale del Parco impiegato nell’occasione,
Corpo Forestale incluso, con una citazione finale e doverosa a Luigi Bloise
ed Egidio Calabrese per la loro più diretta ed incidente responsabilità
nell’iniziativa.
Se i risultati del Workshop sono stati ottimi, le prospettive
per successivi e analoghi appuntamenti appaiono meno positive, per diverse e
concorrenti ragioni, a meno che non si riveda la formula fino qui
apprezzabile. Mantenere questo livello non è per niente facile, perché
alcuni Geoparchi italiani soffrono di una debolezza strutturale congenita o
da poco contratta, che non consente loro di sostenere un simile sforzo
organizzativo. La scadenza annuale rischia poi di non poter più essere
rispettata in futuro, non sono per ragioni economiche, ma pure per la
mancanza di tempo utile da destinare alla produzione e presentazione di
contributi destinabili all’attenzione del Workshop. Anche il periodo
canonico di svolgimento – giugno o luglio in questo caso – sta creando
problemi ed è spesso causa di defezioni, poiché va a coincidere con le
settimane di massima attività dei Geoparchi e con le missioni Unesco di
valutazione-rivalidazione. Indicazioni di riforma sono già state avanzate,
pure dal Coordinatore nazionale Aniello Aloia, per cui va subita sostenuta
ed adottata la scelta verso appuntamenti autunnali e magari – aggiungiamo
noi – con cadenza biennale.
Infine, rimane ancora irrisolto il problema di come dare
conoscenza pubblica e rilievo editoriale ai contributi presentati e alle
discussione affrontate durante i Workshop, altrimenti destinati ad un bacino
poco più grande della stretta cerchia dei partecipanti. Si tratta di lavori
meritevoli di essere diffusi oltre gli attuali limiti, soprattutto per gli
spunti creativi, i suggerimenti operativi e i risultati contenuti.
All’interno della Rete, già aiutano i Geoparchi nella gestione dei loro
territori, ma possono ulteriormente favorire le esperienze nascenti degli
Aspiring e quelle parallele delle aree protette e riserve “soltanto”
naturali, dei siti archeologici, degli itinerari culturali, ecc. Da questi
contributi nascono poi le convergenze e le possibili adesioni a progetti di
sistema e/o di rete, su cui richiedere finanziamenti straordinari e
strutturali di rilievo comunitario, nazionale e regionale.
Rendere pubblico il nostro lavoro è anche il miglior mezzo
per sostenere istituzioni ed operatori impegnati nel difficile mondo dei
Geoparchi, verso cui – dall’esterno – di tanto in tanto provengono stille di
invidia viscerale e di maldicenza gratuita. La label “Unesco” ha aumentato
l’appeal e, di conseguenza, gli interessi e gli appetiti indicibili.
La ribalta del Workshop sta raggiungendo una visibilità
superiore a quanto noi possiamo immaginare. Durante e dopo questa ottava
edizione, alcune critiche ingenerose ed infondate hanno mostrato a tutti da
quale profondo abisso muove il tutto.
Il livore gratuito dei “soliti noti” nasconde spesso il
risentimento per opportunità passate o future, sperate o pretese, cosicché
la sparata pubblica o l’articolo offensivo sul web hanno il sapore acre del
risentimento personale, se non del ricatto ammantato da apparenti nobili
intenti.
Antonio Bartelletti
(16 luglio 2016)
“ApuanGeoDay 2016”: l’iniziativa di sabato è da
incorniciare... Peccato per chi non c’era…
ApuanGeoDay 2016: the event on last Saturday will remain memorable. A lost
opportunity for the absentees…
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L’ApuanGeoDay
ha sempre proposto iniziative interessanti e partecipate. I temi
legati alle Scienze della Terra possiedono un fascino del tutto
particolare, che le Alpi Apuane sanno oltre modo valorizzare.
Anche lo scorso anno a Levigliani di Stazzema – per la presentazione
di due numeri della rivista “Acta Apuana” – le presenze di pubblico
si sono rivelate al di sopra della media e oltre quanto fosse
possibile pronosticare.
Questa volta le cose sono andate ancora meglio, con
una grande sala quasi completa ed un’attenzione del pubblico
continuata per quasi tre ore, al cospetto di interventi di sicuro
livello, con fortissimi richiami alle emergenze e alle peculiarità
dell’area protetta. |
Certo la Geomorfologia – forse più che la Neotettonica – ha
aiutato, per quel suo sapore antico e apparentemente agevole di scienza
descrittiva, di antica e robusta tradizione naturalista e così fortemente
legata al viaggio esplorativo. Oltre la disciplina, anche l’argomento
specifico ha fatto la differenza. L’ApuanGeoDay 2016 proponeva la
presentazione della Carta Geomorfologia e Neotettonica delle Alpi Apuane, a
colmare una incredibile lacuna storica di produzione scientifica per un
territorio tra i più amati e studiati in campo geologico (qui in senso
lato). Quest’ultimo aspetto avrebbe potuto determinare, già da solo,
un’incredibile spinta a partecipare, nonostante la bulimia di eventi in
contemporanea e malgrado una diffusa disabitudine agli appuntamenti
culturali di rigore e spessore.
Il risultato non ha dunque tradito le aspettative. Quasi in
perfetto orario, ha avuto inizio il programma della manifestazione. È stato
compito della dott.ssa Alessia Amorfini (Responsabile tecnico dell’Unesco
Global Geopark delle Alpi Apuane) introdurre l’argomento, indicando come la
pubblicazione della Carta sia un risultato eccezionale, che ha intersecato
tre linee parallele di azione strategica dell’area protetta negli ultimi
vent’anni: la stesura del Piano per il Parco, l’adesione alla Rete mondiale
dei Geoparchi e la prevenzione degli eventi estremi dopo l’alluvione del
1996. A seguire, l’unico indirizzo di saluto è stato portato dal dott.
Francesco Ceccarelli (vicepresidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana),
poiché nessun rappresentante istituzionale ha preso parte all’iniziativa.
Il primo intervento in scaletta – affidato al prof. Carlo
Baroni dell’Università di Pisa – ha affrontato in maniera organica e
sistematica, l’incredibile repertorio di forme e depositi d’interesse
geomorfologico presenti nelle Alpi Apuane. Il prof. Pierluigi Pieruccini
dell’Università di Siena, ha sviluppato l’altro versante della nuova Carta –
ovverosia la sezione neotettonica – con un’agevole spiegazione dei movimenti
in atto di porzioni definite ed omogenee della catena montuosa, sia in
sollevamento sia in abbassamento – assoluto o relativo – correlando gli
stessi spostamenti di blocchi di faglia al rischio sismico particolarmente
elevato in Garfagnana e Lunigiana. L’ultimo contributo è stato offerto dal
prof. Pier Lorenzo Fantozzi dell’Università di Siena, che ha avuto modo di
spiegare le principali scelte operate dal suo gruppo di lavoro per “vestire”
e rendere più leggibile possibile la Carta Geomorfologica e Neotettonica
delle Alpi Apuane.
A chiusura degli interventi, il sottoscritto non ha potuto
fare a meno di rivolgere, a nome del Parco, un sentito ringraziamento ai
relatori della giornata e, allo stesso tempo, autori della Carta, che hanno
consentito la riuscita dell’iniziativa con la loro presenza, senza nessun
onere a carico dell’ente. Identica disponibilità e motivazione che gli
stessi (con i propri collaboratori) hanno sempre manifestato durante la
redazione e stampa di questo nuovo strumento cartografico. Senza una simile
convergenza di interessi e d’intenti il risultato non sarebbe mai stato
colto, anche perché la risorsa economica del Parco si è limitata a poche
migliaia di euro.
Ultimo cenno alla disponibilità pubblica dei dati, in forma
digitale, contenuti nella Carta Geomorfologica e Neotettonica delle Alpi
Apuane. Da alcuni mesi, il Parco sta costruendo e verificando un proprio
portale cartografico, sul modello del Geoscopio della Regione Toscana. Al
termine della fase sperimentale, il portale sarà posto in linea con tutte le
banche dati liberamente scaricabili, sia di questa sia di altre produzioni
cartografiche.
Antonio Bartelletti
(1° giugno 2016)
“ApuanGeoDay 2016”: sarà il debutto della Carta
Geomorfologica e Neotettonica delle Apuane…
ApuanGeoDay 2016: it will be the debut of the Geomorphological and
Neotectonic Map of the Apuan Alps. The new scientific tool will be presented
on Saturday 28th May in Seravezza by Academics from the Universities of Pisa
and Siena, in collaboration with our Unesco Global Geopark...
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Finalmente
le Apuane hanno la loro prima “Carta geomorfologica e neotettonica”,
a ricoprire l’intero territorio del Parco e della sua area contigua,
per estendersi oltre i limiti amministrativi del territorio
protetto, dalla riva del mar Ligure fino alla valle del Serchio.
Nonostante la loro importanza geologica e la secolare attività di
studio e ricerca, questo è il primo vero prodotto cartografico
dedicato alle forme della Terra che contraddistinguono il paesaggio
fisico delle “Alpi” di Toscana.
La presentazione della Carta è prevista per sabato 28
maggio 2016, alle ore 9.00 presso la sala |
convegni “Fontana” della Misericordia di Seravezza, in via
Buonarroti, n. 260/268. Gli interventi introduttivi verranno tenuti da
Alessia Amorfini (responsabile tecnico dell’Unesco Global Geopark delle Alpi
Apuane) e da Francesco Ceccarelli (vicepresidente dell’Ordine dei Geologi
della Toscana). Sarà dunque la volta di Carlo Baroni, con un contributo dal
titolo significativo: “la carta geomorfologica delle Alpi Apuane: uno
strumento di conoscenza e valorizzazione delle risorse del Parco”. Seguirà
Pierluigi Pieruccini, con “Carta neotettonica delle Alpi Apuane”:
l’evoluzione del paesaggio e i movimenti tettonici recenti”. L’intervento
conclusivo verrà affidato a Pier Lorenzo Fantozzi, che tratterà il tema
dell’organizzazione della banca dati necessaria alla redazione di questo
innovativo strumento cartografico.
Il Parco/Geoparco delle Alpi Apuane – insieme ai Dipartimenti
competenti delle Università di Pisa e di Siena – sono i promotori di
un’iniziativa di tutto rilievo, che a va a definire un progetto di ricerca e
di divulgazione partito nel lontano 2000 con la pubblicazione della Carta
Geologica del medesimo territorio, in un formato editoriale del tutto simile
a quella odierna.
Anche in questo caso si tratta di due fogli in formato 100 x
70 cm, con il primo dedicato alla Carta geomorfologica e neotettonica vera e
propria, in scala 1:50.000, mentre il secondo è una tavola ricca di
ulteriori contenuti cartografici tematici, di cui due alla scala 1:100.000
(schema neotettonico e schema delle principali emergenze geomorfologiche) e
altri quattro alla scala 1:200.000 (fasce altimetriche, esposizione,
reticolo di drenaggio ed elementi climatici).
La presentazione di sabato è programmata a breve distanza di
tempo dalla pubblicazione delle c.d. “note illustrative” della stessa Carta,
che sono recentemente apparse sul numero 38 della rivista scientifica
“Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria”. A firma di diversi docenti e
ricercatori delle Università di Pisa e di Siena – Carlo Baroni, Pierluigi
Pieruccini, Monica Bini, Mauro Coltorti, Pier Luigi Fantozzi, Giulia
Guidobaldi, Daniele Nannini, Adriano Ribolini e Maria Cristina Salvatore –
l’articolo descrive gli obiettivi del nuovo strumento cartografico, insieme
ai materiali e ai metodi utilizzati per rappresentare le forme di erosione e
di accumulo di diversi agenti morfogenetici. Lavoro non semplice perché il
paesaggio fisico delle Alpi Apuane è la risultante di un complesso
modellamento di una complessa struttura, con un ruolo predominante svolto
dai corsi d’acqua superficiali, dai ghiacciai pleistocenici e dal carsismo
epigeo ed ipogeo, senza dimenticare il ruolo della gravità e del
crioclastismo. A complicare il disegno viene non ultima l’opera dell’uomo,
di antica presenza e di profonda impronta, con i versanti incisi dai segni
evidenti di una plurisecolare attività estrattiva, ben evidente anche per le
discariche di detriti abbandonati lungo i versanti.
Antonio Bartelletti
(24 maggio 2016)
Un seminario per gli studenti di Padova su conservazione e
promozione della geodiversità nelle Alpi Apuane
A workshop for the Students of the University of Padua (degree in
Naturalistic Sciences) about the geodiversity protection and promotion in
the Apuan Alps.
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Un utile ed interessante contatto si è stabilito
ieri, a Padova, con gli studenti dei Corsi di laurea in Scienze
Naturali e Scienze della Natura della stessa Università. L’occasione
di questo incontro è stato l’invito – raccolto con entusiasmo – a
tenere un seminario sul tema “Conservazione e promozione della
geodiversità: il caso del Parco Regionale delle Alpi Apuane (Apuan
Alps Unesco Global Geopark)”, quale terzo appuntamento del ciclo
“Parchi Nazionali e Aree protette: aspetti naturalistici, gestionali
e legislativi”. L’evento si è tenuto nel complesso didattico di
Biologia e Biomedicina, denominato “il fiore di Mario Botta”, dalla
forma dell’edificio e dal nome del conosciuto architetto svizzero
che lo ha progettato. |
Una discreta presenza di studenti ha seguito il seminario,
nonostante il suo valore esclusivamente culturale, disgiunto dal
riconoscimento fiscale di crediti formativi. Una scelta – come ha
sottolineato la coordinatrice didattica del corso, prof.ssa Gabriella
Salviulo – voluta per evitare partecipazioni forzate e stimolare piuttosto
la passione vera e l’interesse spontaneo verso problematiche rilevanti e
nuovi campi d’interesse che potrebbero appartenere al futuro professionale
prossimo degli studenti patavini.
Lungo questa falsariga è sembrato naturale e conseguente
presentare alcuni argomenti innovativi e metodi di ricerca non ancora
entrati a pieno titolo nei programmi d’insegnamento universitario, anche
perché le loro definizioni, i temi portanti e i protocolli procedimentali si
presentano oggi del tutto fluidi, così come le esperienze sul campo
abbisognano di ulteriori validazioni di risultato. La prima parte
dell’intervento proposto non poteva dunque non affrontare i più recenti
sviluppi nelle conoscenze e il dibattito in corso in materia di
geodiversità, di geositi e – ovviamente – di conservazione e promozione del
patrimonio geologico, soprattutto all’interno del modello “geoparco”. Il
tutto offerto in termini generali e non circoscritti al solo caso esemplare
delle Alpi Apuane, con l’obiettivo di far capire agli studenti come, nello
spazio abiologico, esista un’altra dimensione della Natura, del tutto
corrispondente ed equivalente alla biodiversità, poiché alla stessa
intimamente connessa.
Invece, la seconda parte del seminario ha visto di scena le
Alpi Apuane, con il loro Parco e Geoparco, attraverso una breve
illustrazione sul significato immateriale e sul valore aggiunto che
potenzialmente possiede la label “Unesco Global Geopark”, di recente
acquisita. Agli studenti sono state poi ricordate e descritte le principali
tappe del percorso di costruzione del Geoparco e del suo contemporaneo
avvicinamento e successiva ammissione alla European and Global Geoparks
Network.
Le conclusioni dell’intervento sono state dedicate al modello
di promozione territoriale che il Parco/Geoparco è riuscito a perfezionare
nel corso di più di trent’anni di attività. Oggi imperniato su tre sistemi o
centri strategici (Equi Terme, Bosa di Careggine e Monte Corchia) – dove si
concentrano interventi, servizi ed iniziative – è stato il logico equilibrio
raggiunto a conclusione di una fase parossistica iniziale, caratterizzata da
opere ed azioni distribuite “a macchia di leopardo”, quasi in ogni comune e
contrada dell’area protetta, molto spesso con l’obiettivo di acquisire il
consenso delle popolazioni residenti e dimostrare l’utilità tangibile
dell’istituzione “parco”. Il cambio di rotta si è imposto da diversi anni, a
seguito della drastica riduzione delle risorse disponibili e per la
necessità di definire offerte territoriali sinergiche e più complete
possibili.
Al termine del seminario, le molte domande poste dagli
studenti hanno fatto intuire come l’intervento possa aver destato qualche
interesse e che i Naturalisti sono ormai pronti ad abbracciare i Geoparchi
dopo aver stretto a sé i Parchi.
Antonio Bartelletti
(6 aprile 2016)
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